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Desaparecidos: 35 accusati tra i quali 3 ex capi di Stato
È terminata l’inchiesta sul Piano Condor che prevedeva l’eliminazione dei sovversivi in 7 Paesi sudamericani. Tra le vittime, secondo la Procura di Roma, ci furono 8 italiani. Rischiano di finire a giudizio anche l’ex capo dei Servizi del Cile e l’ex ministro dell’Interno della Bolivia, Arce.

Dopo oltre 10 anni di indagini la Procura della Repubblica di Roma ha concluso, con la richiesta di 35 rinvii a giudizio, l’inchiesta sul cosiddetto Piano Condor.

Si trattava di un accordo che negli anni Settanta intervenne tra le forze al potere in sette Paesi sudamericani che avevano un unico obiettivo, quello di eliminare gli oppositori ai regimi. La richiesta del rinvio a giudizio per i reati di strage, omicidio plurimo aggravato, sequestro di persona ed altro vede come imputati 2 boliviani, 12 cileni, 7 peruviani e 17 uruguaiani di età compresa tra i 92 e i 64 anni. A loro il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo attribuisce la responsabilità della eliminazione di 23 cittadini italiani scomparsi tra il 1973 e il 1978.

L’indagine avviata in seguito alla denuncia presentata il 9 giugno del 1999 dai famigliari di 8 italiani“desaparecidos” vittime della repressione aveva coinvolto tra gli altri anche i capi del regime come i dittatori Augusto Pinochet, Jorge Videla e Eduardo Massera che sono tutti deceduti nel corso dell’inchiesta. Ora tra le persone che potrebbero finire a giudizio figure eccellenti come il generale Luis Gomez Arce, ex ministro dell’Interno della Bolivia, l’ex capo della Dina (servizi segreti del Cile) Juan Manuel Contreras, il generale Francisco Morales Belmudesh che fu per cinque anni presidente del Perù, l’ex premier peruviano Pedro Richter Prada. Mentre per l’Uruguay è stato chiesto il processo per gli ex dittatori Juan Maria Bordaberry e Gregorio Conrado Alvarez Armellino e l’ex ministro delle Relazioni estere Juan Carlos Blanco.

La chiusura dell’inchiesta risale a tre anni fa e riguardava 140 persone (tra le quali anche 59 argentini, 11 brasiliani e 6 paraguayani) ma problemi burocratici legati alla notifica e la morte di numerosi esponenti delle giunte militari hanno fatto diminuire il numero dei soggetti a rischio di processo. Le indagini sono durate circa 10 anni. (Info: Il fatto quotidiano)

http://www.granma.cu/italiano/esteri/21jun-Gli%20italiani.html

#Rivoluzione

Pubblicato: 18 giugno 2013 in Al lettore, cultura politica
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SCRITTORE

Le speculazioni utopistiche possono aiutare a liberarci dall’abitudine di dare per scontato lo status quo, farci pensare a cosa vogliamo veramente a cosa potrebbe essere possibile. Ciò che rende “utopistiche”, nel senso peggiorativo che Marx ed Engels hanno criticato, è la mancata presa in considerazione delle condizioni presenti. Di solito non c’è una idea seria di come potremmo arrivare da qui a lì. Ignorando i poteri coattivi e repressivi del sistema, gli autori utopistici generalmente creano nella loro mente visioni di qualche cambiamento semplicistico e cumulativo, immaginando che, con la diffusione della comunità e delle idee utopiche, sempre più persone saranno spinte ad unirsi e il vecchio sistema semplicemente crollerà (Ken Knabb 1997)

Non è facile trovare le parole per rendere giustizia al concetto Rivoluzione. Per quante definizioni o semplici pensieri mi vengano in mente, mi accompagna sempre la domanda: che sia mai la Rivoluzione?. Ciò che so è che quando si presenta una condizione che non mi soddisfa, mi sembra sbagliata, ingiusta, ciò che mi vien di fare è tentar di cambiarla. Non sono un rivoluzionario di professione, ma almeno cerco di non praticare il silenzio, questo credo sia importante.

Vorrei parlare anche di come si fa la Rivoluzione,secondo la mia modesta opinione. Si parla spesso di sovvertire una condizione, “il sistema”. Esiste molta letteratura su quei gruppi rivoluzionari, che tanto piacciono a noi giovani sognatori “piccolo-borghesi” , che mantenendo una linea di condotta atta alla disobbedienza e alla sovversione hanno spesso tempo e sangue, perfino la vita, nel perpetrare le loro idee. Ora, ciò che si fa di questa letteratura è un uso improprio. Si perde di vista spesso, che sia per convenienza o per ignoranza, della condizione specifica sulla quale operavano i diversi movimenti rivoluzionari. Questa considerazione, non solo cambia e distingue, ma ci porta a riconsiderare per intero il concetto stesso di come fare il Cambiamento. Vuoi cambiare le cose, prima devi esser dentro a queste cose. Bisogna conoscere il male per poter godere del bene, se non vuoi che quel bene di venti noia.

Considerazioni poetiche a parte, è mia opinione che se vuoi cambiare questo mondo marcio, corrotto, incestuoso e auto-distruttivo, devi farti strada nelle sue cosce prima di poterlo guardare negli occhi. Se vuoi far politica, devi imparare il compromesso, la diplomazia. Che tu abbia un idea, un sogno dentro di te, è bene, ma non farne la tua condotta e strategia. Devi raggiungere la condizione necessaria e sufficiente affinché tu abbia gli effettivi strumenti per cambiare le cose: il Potere. La Rivoluzione sta nel raggiungere l’apice di quel desiderio meschino, che tu vuoi combattere, appropriartene e quando ti si presenta la scelta se goderne o utilizzarlo per il bene comune, devi scegliere il bene comune. Per raggiungere tale potere devi far politica, devi utilizzare quanto ti viene offerto per raggiungere uno status adeguato, difendibile, legittimato, con capacità offensiva.

Questa per me è la Rivoluzione combattere alla pari, con gli stessi poteri del nemico, e che vinca il migliore.

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L’11 giugno del 1984 Enrico Berlinguer si spegneva colto da un ictus sul palco di Piazza della Frutta, a Padova. Se ne andava un grande politico, onesto e comunista. Quanto ci manca oggi Enrico!

Non starò qui a ricordare chi era Enrico Berlinguer e quello che ha rappresentato per intere generazioni che si sono legate a lui, e alla sua lotta, e che hanno visto lacrime amare rigare le proprie guance quando, l’11 giugno 1984, si spense a causa di un’emorragia celebrale dopo essere stato colpito da un malore nel bel mezzo di un comizio in Piazza della Frutta, a Padova, mentre pronunciava la frase: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda“. Sarebbe inutile ricordare la statura politica e morale dell’uomo, Enrico Berlinguer, basterebbe ricordare che era un “comunista”, e lo rimase, nonostante tutto, pur sostenendo che alla fine si trovava meglio sotto l’ombrello della Nato, o che ci voleva la “via italiana” al socialismo, una via diversa da quella che avrebbero voluto al Cremlino. Quel maledetto 7 giugno, quando si sentì male a Padova, si era accasciato a terra in diretta tv, ma tuttavia, nonostante fosse provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla urlasse “Basta, Enrico!“. Alla fine del comizio rientrò in albergo dove si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Dopo il consulto con un medico, venne trasportato all’ospedale Giustinianeo e ricoverato in condizioni drammatiche. Sarebbe morto l’11 giugno, lasciando un vuoto incolmabile nella politica italiana, che ancora lo piange di fronte al vuoto cosmico delle nuove classi politiche che lo hanno sostituito. Oggi forse, Enrico piangerebbe lacrime amare vedendo in che stato versa la sinistra italiana, e mai come oggi le sue parole sulla questione morale sono attuali: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.“

Ci manchi, Enrico.

http://www.tribunodelpopolo.it/berlinguer-addio/

Ormai sta nascendo il nuovo millennio. La faccenda non e’ da prendere troppo sul serio:in fin dei conti, l’anno 2001 dei cristiani e’ l’anno 1379 dei musulmani, il5114 dei Maya e il 5762 degli ebrei.
Il nuovo millennio nasce un primo dell’anno per opera e grazia di un capriccio deisenatori dell’impero romano, i quali, un bel giorno, decisero di rompere latradizione che imponeva di celebrare l’anno nuovo all’inizio della primavera. Ilconteggio degli anni dell’era cristiana proviene invece da un altro capriccio: un belgiorno, il papa di Roma risolse di porre una data alla nascita di Gesu’, benche’ nessunoabbia mai saputo quando davvero nacque.
Il tempo si burla dei confini che noi inventiamo per credere che lui ci obbedisca:tuttavia, il mondo intero celebra e teme questa frontiera .Un invito al volo – Millennioche va ,Millennio che viene – l’occasione e’ propizia agli oratori dalla retoricainfiammata che disquisiscono sul destino dell’umanita’ e a quei messaggeridell’ira di Dio che annunciano la fine del mondo e lo sfascio generale; intanto, iltempo continua, silenzioso, il suo cammino lungo le vie dell’eternita’ e del mistero.
In verita’, non c’e’ nessuno che sappia resistere: in una data simile, per arbitrariache sia, chiunque sente la tentazione di domandarsi come sara’ il tempo che sara’. Abbiamouna sola certezza: nel ventunesimo secolo, se ancora saremo qui, tutti noi saremo gentedel passato millennio. E benche’ non possiamo indovinare il tempo che sara’, possiamoavere almeno il diritto di immaginare come desideriamo che sia.
Nel 1948 e nel 1976, le Nazioni Unite proclamarono le grandi liste dei diritti umani:tuttavia la stragrande maggioranza dell’umanita’ non ha altro che il diritto divedere, udire e tacere. Che direste se cominciassimo a praticare il mai proclamato dirittodi sognare? Che direste se delirassimo per un istante?
Puntiamo lo sguardo oltre l’infamia, per indovinare un altro mondo possibile:l’aria sara’ pulita da tutto il veleno che non venga dalla paure umane e dalle umanepassioni; nelle strade, le automobili saranno schiacciate dai cani; la gente non sara’guidata dalla automobile, non sara’ programmata dai calcolatori, ne’ sara’ comprata dalsupermercato, ne’ osservata dalla televisione; la televisione cessera’ d’essere ilmembro piu’ importante della famiglia e sara’ trattato come una lavatrice o un ferro dastiro; la gente lavorera’ per vivere, invece di vivere per lavorare; ai codici penali siaggiungera’ il delitto di stupidita’ che commettono coloro che vivono per avere eguadagnare, invece di vivere unicamente per vivere, come il passero che canta senza saperdi cantare e come il bimbo che gioca senza saper di giocare; in nessun paese verrannoarrestati i ragazzi che rifiutano di compiere il servizio militare; gli economisti nonparagoneranno il livello di vita a quello di consumo, ne’ paragoneranno la qualita’ dellavita alla quantita’ delle cose; i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia esserecucinate vive; gli storici non crederanno che ai paesi piaccia essere invasi; i politicinon crederanno che ai poveri piaccia mangiare promesse; la solennita’ non sara’ piu’ unavirtu’, e nessuno prendera’ sul serio chiunque non sia capace di prendersi in giro; lamorte e il denaro perderanno i loro magici poteri, e ne’ per fortuna ne’ per sfortuna, lacanaglia si trasformera’ in virtuoso cavaliere; nessuno sara’ considerato eroe o tontoperche’ fa quel che crede giusto invece di fare cio’ che piu’ gli conviene; il mondo nonsara’ piu’ in guerra contro i poveri, ma contro la poverta’, e l’industria militaresara’ costretta a dichiararsi in fallimento; il cibo non sara’ una mercanzia, ne’ sara’ lacomunicazione un’affare, perche’ cibo e comunicazione sono diritti umani; nessunomorira’ di fame, perche’ nessuno morira’ d’indigestione; i bambini di strada nonsaranno trattati come spazzatura, perche’ non ci saranno bambini di strada; i bambiniricchi non saranno trattati come fossero denaro, perche’ non ci saranno bambini ricchi;l’educazione non sara’ il privilegio di chi puo’ pagarla; la polizia non sara’ lamaledizione di chi non puo’ comprarla; la giustizia e la liberta’, gemelli siamesicondannati alla separazione, torneranno a congiungersi, ben aderenti, schiena controschiena; una donna nera, sara’ presidente del Brasile e un’altra donna nera, sara’presidente degli Stati Uniti d’America; una donna india governera’ il Guatemala eun’altra il Peru’; in Argentina, le pazze di Plaza de Mayo saranno un esempio disalute mentale, poiche’ rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesiaobbligatoria; la Santa Chiesa correggera’ gli errori delle tavole di Mose’, e il sestocomandamento ordinera’ di festeggiare il corpo; la Chiesa stessa dettera’ un altrocomandamento dimenticato da Dio: “Amerai la natura in ogni sua forma”; sarannoriforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima; i disperati diverrannosperanzosi e i perduti saranno incontrati, poiche’ costoro sono quelli che si disperaronoper il tanto sperare e si persero per il tanto cercare; saremo compatrioti e contemporaneidi tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importadove siano nati o quando abbiano vissuto, giacche’ le frontiere del mondo e del tempo nonconteranno piu’ nulla; la perfezione continuera’ ad essere il noioso privilegio degli dei;pero’, in questo mondo semplice e fottuto ogni notte sara’ vissuta come se fossel’ultima e ogni giorno come se fosse il primo.

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DONNA Porcaccia d’una miseriaccia, ’sti caramba dell’ostrega… fin dentro la chiesa mi vengono a tampinare! Adesso dove mi nascondo?… In sacrestia. Dove sarà la sacrestia? Di qua del coro o di là? Rieccone altri due, porco boia, m’hanno incastrata… Il confessionale… mi nascondo dentro il confessionale. È occupato! C’è dentro un prete! Te li ritrovi dappertutto ’sti preti dell’ostrega! Beh, mi confesso… voglio vedere se i carabinieri hanno il coraggio d’interrompere il sacro sacramento… Pronto… ehhum volevo dire… padre, padre! Cazzarola, si è addormentato! Padre, padre, si svegli!… Oh, finalmente! Vorrei confessarmi, e se è possibile anche in fretta!… Come non è possibile?… E ancora addormentato? Beh, parliamo, così si sveglia, no?… Questa non l’avevo mai sentita, un prete che prima di confessarmi vuole andare al bar per prendersi un caffè! Eh, no, lei di qui non si muove, o io faccio una scenata! È un mio sacrosanto diritto di essere confessata. Pago le tasse!… Le tasse, c’entrano eccome! Se non sbaglio la nostra è una religione di Stato, e se non sbaglio lo stipendio ve lo dà lo Stato, cioè noi contribuenti… quindi, io pretendo che la mia ragione di Stato mi confessi. Su, padre, mi confessi… Ho una ondata di fede che sto affogando! Forza padre, che poi quando abbiamo finito il caffè glielo offro io al bar… Sì, cominciamo? Cominciamo!… Come?… L’ultima volta che mi sono confessata? Mi ci faccia pensare un attimo… Certo che sono credente, se no sarei qui a confessarmi, scusi! Sono credente, osservante, praticante… tutto! Vent’anni fa… l’ultima volta che mi sono confessata è stato giusto vent’anni fa, il giorno del mio matrimonio… Sì, in chiesa. Una cerimonia bellissima! A dire la verità io non mi volevo sposare in chiesa, ma l’ho fatto per accontentare la madre di lui, molto credente… No, no, anch’io sono credente, ma sono anche comunista: comunista credente! Non teista, non ateista, non antiteista: sono marxista, lineetta e leninista, tolemaica, apostolica, berlinguista!… Sì, d’accordo, non si può dire che sia stata molto osservante: vent’anni senza confessarmi, lo confesso, è grave. Però io ho sempre fatto la mia brava autocritica, almeno una volta al mese nella sezione del mio Partito… Non è la stessa cosa? Ma io credevo che dopo il compromesso teologico… Dice? Beh, non insisto. Incominciamo?… Sì, sono pronta. Giuro di dire la verità, tutta la verità, niente altro che… Che ho fatto?! Ah sì, scusi, ho sbagliato… Mi scusi padre, ma sa, è la grande abitudine ai processi… Oeuhh, ci sono stata un sacco di volte sotto processo… Beh… resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto con destrezza, che poi non era neanche con ’sta gran destrezza, se mi son fatta beccare! Semmai era furto con impaccio! Le pare?… No, non sono una ladra abituale. Così, ogni tanto… qualche sciocchezza, tanto per fare la spiritosa. Le autoriduzioni invece le faccio tutte… Mi entusiasmano… Bello! Che bello: in trenta quaranta cinquanta donne di un quartiere, entrare in un supermarket, fare la spesa: “Quanto pago?” “Centomila”. “No, noi paghiamo 50ooo! Autoriduzione del 50 per cento perché tanto voi sul 50 per cento che vi rimane guadagnate ancora…” È peccato padre?… Peccato mortale? E l’inflazione allora che peccato è? Beh, ormai l’ho fatto. Lei prenda nota di tutti i miei peccati e poi mi darà la penitenza… Certo che ci ho famiglia: un marito e un figlio… No, loro non rubano… Sì, vivo fuori casa… Beh, dove capita: un po’ qua, un po’ là… Lo so, lo so, come moglie e madre non sono questo gran modello di virtù, ma se sono diventata quella sciamannata che sono è proprio perché ero fin troppo esagerata come “modello di virtù”. Io a mio figlio ci davo anche il sangue. Io per starci vicino a mio figlio, per poterlo tirar su, io, di persona, ho piantato persino il lavoro… un impiego che mi piaceva… ero caporeparto e anche nel sindacato. Me lo sono tirato su come fosse il Gesù Bambino… e io… mi sentivo come fossi la Madonna… e mio marito… San Giuseppe il bue e l’asino tutto insieme! Poi è cresciuto, è andato a scuola e si è messa di mezzo ’sta maledetta politica… quando è arrivato al liceo, sa, le occupazioni, gli scontri con la polizia… Una volta mi è arrivato a casa massacrato, tutto sporco di sangue… sono svenuta dallo spavento, padre, sono svenuta! E da quel giorno, tutte le volte che tardava un po’ o sentivo la sirena dell’autoambulanza: “È mio figlio, è mio figlio!” gridavo. Padre, padre, lei non sa cosa voglia dire essere madre, padre! Madre di un estremista di sinistra!
E poi in casa ’sto ragazzino, ci contestava tutto a me e a mio marito… sa, noi siamo tutti e due militanti osservanti del Pci. Le parole più gentili che ci diceva erano: “Revisionisti, socialdemocratici, opportunisti, sacrestani di sinistra!”
Però quello che ci faceva andare in bestia era quando tirava fuori le tiritere cretine da indiano metropolitano, tipo questa:

Ma dove vai ZANGHERO,
con la PAJETTA da NAPOLITANO
sulla testa COSSUTA, ripiena di CERVETTI
la cravatta AMENDOLATA, lo sguardo
BERLINGUERO,
mi sembri il comico TATÒ,
oh figlio INGRAO!
Qui NATTA ci cova!”

Oh, che rabbia mi faceva! Cosa c’entrano i dirigenti del mio partito… Mi provocava, capito? (Alza la voce) “E adesso dove vai?”… No, padre, non ce l’ho con lei, mica le do del tu, andiamo… ci conosciamo appena… A mio figlio lo dicevo:
“E adesso dove vai?”
“Esco con i miei compagni”.
“Perché noi, io e tuo padre non siamo dei compagni?”
“No, voi siete LA FAMIGLIA!”
E mi tirava ’sta “FAMIGLIA” come se mi buttasse addosso un sacco di merd…d’insaccato Molteni.
“No, voi, voi non siete dei compagni, – gli rispondevo, – voi siete una banda, come quelli della via Paal. Siete dei teppisti… untorelli, siete!”
“No, untorelli siete voi che ungete il sedere alla Dc!”
A me e mio marito, capisce padre?. “Il Pci non è qui, untorella la Dc!… il Pci non è qui untorella…” e via che se ne andava. Ma lo sa, padre, che io sono arrivata al punto di andare dietro alle manifestazioni degli estremisti!… Eh, non ce la facevo a restare a casa ad aspettare che me lo portassero lì, bello che morto. Andavo in corteo anch’io, dieci passi dietro a mio figlio e lo controllavo senza farmi vedere… La cosa più tremenda era che per non dare nell’occhio dovevo gridare anch’io gli slogan che gridavano loro. E fin quando si trattava di gridare delle robe contro i fascisti, andava bene… ma quando mi toccava, a me del Pci, gridare a squarciagola delle cose contro la Dc, dio, dio… mi sentivo male! E poi, marciare, correre… E tutte le volte che… Padre, sono qua, padre… Ma no, non sono irrequieta, è che ho fatto la manifestazione! E tutte le volte che stavo gridando ’sti slogan, trach, non ti incrociavo gli occhi con gli occhi di qualcuno della mia sezione, magari il segretario, che era lì sul marciapiede e che a vedermi e a sentirmi gridare quelle cose lì, si faceva subito il segno della falce e martello. (Esegue) E così, mi hanno sbattuta fuori dal Partito, e tutto per amore di mio figlio! Come m’ha fregato a me l’amore, padre, come mi ha fregato! Non s’innamori, mi dia retta, padre… Lo sa che una volta a una manifestazione, che mi ero precedentemente informata: “Com’è la manifestazione domani, compagni?” “Pacifica!” Ed io mi sono vestita da manifestazione pacifica: un paio di scarpe con un tacco alto così, una sottanina stretta stretta… Una carica della polizia come quella, non si era mai vista negli ultimi cento anni! Ce li avevamo dietro tutti: poliziotti, carabinieri… per me, c’era anche la finanza a cavallo e le guardie pontificie! E io, via, a correre con ’sti tacchi alti che se cadevo mi rompevo tutti i femori che ho… Per correre meglio mi sono tirata la sottana fino a qui… e tutti i poliziotti dietro a me! E io che gli gridavo: “Cosa volete? Andate via!” Mamma che corsa: da piazzale Loreto alla Bovisa… mi sarò fatta un 54 chilometri, tutti di corsa! Mi sentivo male, tutta sudata, il cuore che mi usciva… Come mi sentivo male! Avevo le ovaie alla cock!… Eh sì, “Non si dice, non si dice”, vorrei vedere lei padre… ha mai provato a correre con i tacchi alti? Un fumo! Candelotti, spari, gas lacrimogeni, bombe a mano, bottiglie molotov… e io avevo anche perso mio figlio e lo chiamavo: “Figlio, figlio mio…” Mi rispondevano tutti i figli delle altre mamme… A un certo punto, non ti vedo mio figlio, dall’altra parte della strada, in mano a un carabiniere che con la bandoliera, “patascich, pataschach” sulla sua faccina bianca! Non ci ho visto più: ho fatto l’urlo del coyote! Ho attraversato la strada incurante dei candelotti fumogeni che passavano ad altezza d’uomo… e anche di donna… ho brancato il caramba per l’elmetto e col dente mi sono attaccata all’orecchio, che se non arrivavano dei suoi colleghi a tirarmelo fuori dal dente, io non mi formalizzavo: lo mangiavo tutto!… Non si deve fare? Ma dico padre, è mio figlio sa! L’ho fatto io… ci ho messo nove mesi a confezionarlo… gli ho fatto tutto: due occhi, venti dita, tutti i denti… e quel carabiniere lì me lo rompeva su tutto in cinque minuti! Così mio figlio è riuscito a scappare… lui! Io no. Mi hanno riempito di botte e mi hanno portata in prigione. Mi hanno fatto un processo che non finiva più! Come l’hanno fatta lunga con quell’orecchio, padre!… Che non era poi neanche ’sto gran orecchio. Il presidente del tribunale con una voce terribile mi diceva: “Lei ha colpito l’orecchio dello Stato!” Cosa ho passato! E tutto per amore di mio figlio. Come mi ha fregata a me l’amore, padre… Il mio matrimonio per esempio è stato un matrimonio d’amore. Come amavo mio marito padre, come amavo mio marito padre…prima di sposarlo… No, no, anche dopo. Ma è che dopo, abbiamo messo su casa e così sono cominciate le prime incazz… incomprensioni ideologiche… Eh sì, non ero d’accordo con il comportamento ideologico socialemorale politico casalingo del marito. Lavoravo anch’io otto ore come lui, con una differenza sostanziale: che quando si tornava a casa io continuavo a lavorare per altre ottanta: lavare, stirare, fare i letti, il mangiare: lui no! Si metteva in poltrona e trach… 18,45: Tv per ragazzi, “HEIDI”!!! “E no, non ci sto: anch’io sto fuori tutto il giorno a lavorare, – gli dicevo, – sono stanca anch’io come te. Ma chi ha detto che la liberazione della donna comincia quando si conquista il diritto a un lavoro salariato? Io me lo sono conquistato un lavoro salariato, ma quest’altro lavoro della casa chi se lo becca? Me lo becco ancora io! E chi me lo salaria? Nessuno! Bella liberazione della donna: col matrimonio mi sono conquistata due lavori!” Oltre tutto mio marito ci aveva l’asma, l’asma nervosa. Quando a me scoppiavano i santissimi, sì, insomma… lei mi capisce padre… e non ne potevo più… “Pianto qua tutto”, urlavo, lui… plaff: si faceva venire la crisi, Ahaha, ahaa, secco come un baccalà, non respirava più. Ahaaa… certi spaventi mi prendevo! “No caro, non ti lascio, non ti lascio! Sto sempre con te!” Man mano che lo tranquillizzavo, a lui gli passava la crisi e io ero incastrata un’altra volta! Poi sono rimasta pure incinta!… Ma no padre, non l’ho mica presa come una disgrazia, anzi, l’ho voluto io ’sto figlio… preventivato: piano quinquennale! Ero così contenta di essere incinta… Come ero contenta! Nove mesi di vomito! Sempre a letto per il terrore di perderlo! E mi parlavo tra me e me, con una voce sublimata, tra un vomito e l’altro: “’Sto figlio cambierà tutta la mia vita! – mi dicevo. – Cos’è una donna se non è madre? Manco è donna, soltanto femmina è!” Che cogliona che ero!… Oh, scusi padre, volevo dire che stronz… insomma, faccia lei padre!… Sì, adesso arrivo ai miei peccati… ma sa, se non le faccio il preambolo, magari poi lei equivoca… Va bene, d’accordo, salto tutto e arrivo a due anni fa. Due anni fa, scopro che mio figlio si droga!… E che ne sapevo io se fosse leggera o pesante… per me, m’è bastato sentire la parola “droga” che m’è venuto un colpo! “È un depravato, un asociale, un mostro! – gridavo disperata: – Dove ho sbagliato io?” Mi chiedevo… e a mio marito: “Dove hai sbagliato tu?” e lui ahhha… ahhaa… E lui e i suoi amici e le sue amichette: “Ma piantala, un conto è l’eroina, che uccide, e un conto farsi una spinellata ogni tanto!” E io, col dito della madre proteso: “Non sono d’accordo! Drogarsi è una scelta ideologica, se non la pianti ti sbatto fuori di casa, tu, i tuoi compagni della banda… e le tue puttanelle!” Sì, ho detto puttanelle… m’è scappato. E lui: “Cosa hai detto? Hai offeso le mie amiche! Me ne vado!” “Dove, – faccio io, – dalla nonna?” “No, me ne vado!!” Io, ferma… non ho fatto una piega. “Vai bello, cosa credi che me ne importi… – e il cuore: patapam patapam, – voglio vedere quanti giorni stai via… tre massimo, poi sei qui, dalla tua mamma!” Passa una settimana, non si vede. Non dormivo più, non mangiavo più e mio marito: ahaaa,ahaaa… Andavo a cercarlo dappertutto: nelle scuole occupate, nelle case occupate. Nessuno che mi dicesse niente! Capirai, io ero una mamma! Simbolo della repressione: omertà assoluta! “Questi non parlano perché sono una mamma? E io li frego… mi travesto!…” Da cosa? Da fricchettona. Sì, fricchettona, padre… Cosa sono i fricchettoni? Sono quei ragazzi che sfurnicchiano… rubacchiano, non lavorano… che stanno bene, insomma! Certo che come fricchettona ero un po’ cresciuta. “Farò la zingara, la zingara non ha età!” mi sono detta. Sono andata in uno di quei mercatini della roba usata, scompagnata, originale-orientale fabbricata a Monza e mi sono fatta tutto il corredo: sandali siriani, un gonnellone del Marocco, una giacca dell’Afghanistan, un foulard greco dell’UPAIM, detto anche UPIM, le palpebre viola, un coriandolo di stagnola rosso appiccicato sulla fronte, una capsula d’un dente d’oro di mia sorella che l’aveva perduto per uno starnuto tre anni fa, infilato su un incisivo qua davanti, anelli, collane di vetro, ciafferi alle orecchie. Sono andata in una comune di fricchettoni assortiti maschi e femmine… più qualche barbone di contorno. Entro (si porta, con passo maestoso, dall’altra parte del confessionale), sembravo l’albero di natale! Suonavo tutta! (Ribussa alla grata) Sono qua padre… Ma stia più attento! Dunque, entro… un cane che è un cane che si fosse voltato a guardarmi! Mì vado a sedere per mio conto, metto giù la mia roba e faccio come che dormo. Al momento giusto tiro fuori un bottiglino con un intruglio che avevo fatto io: essenza di trementina, olio di fegato di merluzzo, sterco di cavallo, trinciato forte, alcool puro, tintura di iodio, un po’ di dentifricio per dargli colore… creosoto per i cessi, qualche goccia di limone che non guasta mai e mi metto ad annusare con l’occhio sperduto nell’estasi della droga. Dopo tre secondi tutti i fricchettoni e le fricchettone mi si sono seduti intorno: “Cosa fai?” “Mi drogo…” “Che roba è?” “Pesante!” “La fai assaggiare anche a noi?” “Attenti eh… Non voglio morti…” E via, che s’infilavano il mio bottiglino nel naso, fin quasi al cervello e facevano: “Mamma, che droga!!” Per via del dentifricio… che dà alla testa!! Poveri ragazzi… come si fa presto a farli su… “Chi sei? Da dove vieni?” Ero diventata di colpo interessante. Le balle che ho raccontato, padre! “Sono di madre indiana… padre zingaro calabrese… vivo facendo le fatture e leggendo le carte e le stelle… Mi nutro esclusivamente col sangue delle galline e dei gatti appena sgozzati, perché sono una strega!” No, non mi hanno creduta, ma gli sono stata simpatica e mi hanno tenuta con loro… Mio figlio? Mai visto! Una volta sola da lontano al Palalido che c’era un concerto. “Porco cane, adesso lo branco”, mi son detta… faccio per avvicinarmi, non ti parte in quel momento la contestazione! Sfondano! Corrono dentro come matti, ti incendiano gli amplificatori, il palcoscenico… il cantante. La polizia carica… Indovini chi hanno preso per primo?… Bravo! Tanto che, quando mi hanno messo le manette, ci ho detto: “Buonasera… stavo in pensiero!” Mi portano in prigione, ma mi hanno fatto uscire subito… dopo tre giorni, perché io non c’entravo con l’incendio. Vengo fuori e ti vedo un sacco di gente: compagne, fricchettoni, indiani metropolitani, femministe, che mi vengono incontro… Aspettavano proprio me! Gridavano, cantavano… mi abbracciavano… avevano fatto perfino uno striscione con su scritto: “Mamma strega libera!” E una festa che non le dico, padre, una commozione! Non mi ero accorta di avere così tanti amici… non avevo fatto niente per loro… mi volevano bene, così, per me. Davanti a tutti viene una ragazzina, con in mano una gallina viva: “Beviti ’sto cappuccino caldo” mi fa. E così ho cominciato a starci insieme a ’ste ragazze e ragazzi, ascoltavo quello che dicevano… In principio non capivo niente, poi ho capito. Dicevano: “Il personale è politico! Bisogna gestirsi la propria sessualità!”… Sì, sessualità padre. “Prendersi la vita, il godimento, l’immaginazione al potere! Rifiutare l’ideologia del lavoro:

Il lavoro fa l’uomo libero
c’era scritto sul muro di un lager
di un lager tedesco”.

… No? Non piace il gregoriano?… Sì, padre, sono composta… (Si mette in ginocchio) Sì, ascolto… (Ripete quanto le dice il confessore) Sono caduta in un baratro… baratro infernale… Disordine morale… E invece ci vuole l’ordine, vero padre? L’ORDINE! LA PAROLA D’ORDINE! LA REGOLA! IL REGOLAMENTO! “LA RAGAZZA HA AVUTO LE SUE REGOLE!” È tutta la vita, da quando sono nata che mi sento ripetere ’ste tiritere:

Ohpp, opp, in ordine, ninna nanna.
Fissi! Attenti! Composti! Zitti!
Ohpp, opp. In piedi! Seduti! Puliti!
In ordine per due!
Mangia la pappa, prendi la poppa,
la cacca, la ciccia, a cuccia!
Ninna nanna. La mamma è bella! Il babbo è buono!
Ordine! Maschietti da una parte,
femminucce dall’altra.
I maschietti fanno la pipì in piedi.
Le femminucce la fanno seduta!
Sul vasino per la pupù: tutti seduti!
La pupù è uguale per tuttì!!
La pupù non si tocca.
Non si gioca con la pupù!
La pupù è cacca! Via le manine dalla cacca!

Via le manine dal pipì! Il pipì non si tocca!
Non si gioca col pipì.

Pisellino…

Passerina!!

I maschietti non si toccano il pipì
perché il pipì è cacca!
I maschietti non toccano le femminucce,
perché le femminucce sono cacca e pupù!

E allora sa cosa le dico, padre? Mi ascolti bene perché non voglio essere fraintesa, io una cosa l’ho capita: l’amore è disordine! La vita, la libertà, la fantasia, sono disordine, rispetto all’ordine che ci volete dare voi, padre! Fare l’amore per l’amore senza tante sovrastrutture, fidanzamento in casa, dote: “Permetti: i miei genitori…” Fare l’amore per l’amore, è bellissimo!… Le dico che è bellissimo… Ma provi, prima! Io padre ho fatto l’amore con un ragazzo di cui non ricordo neanche più il nome… ma mi ricordo i suoi occhi, il naso, la bocca, mi ricordo le sue mani e le cose che mi diceva mentre facevamo l’amore: “Dio! Madonna! Cristo! Come sto bene! Mi sembra di essere in paradiso!” ed era ateo!… Mi sono perduta? E se le dicessi che mi sono ritrovata? Liberata invece, che sto benissimo! E non ho proprio nessuna voglia di tornarmene indietro, in famiglia. L’ho detto anche a mio figlio… Sì, m’è venuto a cercare. Lui m’ha trovata subito… Era ben vestito, ordinato, i capelli tagliati, la cravatta. “Sono tornato a casa, mamma! Mi sono stufato di ’sta vita da sbandato. Ho messo la testa a posto. Non fumo più. Ho trovato un lavoro… Di andare in piazza non me ne frega più niente… Anche il papà ha messo la testa a posto: gioca a tennis, non ha più gli attacchi d’asma, si è fatto una ragazza, ma se torni tu la pianta subito. TORNA A CASA, MAMMA!” Mi sono sentita male!… Sì, perché ho avuto come un flash. Mi sono rivista lì, in casa mia, con tutte le grane, la spesa, le camicie da stirare, senza mai un minuto per me… Ma lo sa padre che se volevo leggere il giornale… al gabinetto!! Che se un giorno non funzionavo d’intestino, perdevo le ultime notizie! “No, figlio mio, non mi sento… non sono ancora pronta… devi capire…” “Ma non ti vergogni? Vai in giro come una barbona!!” “Sì, hai ragione, non farò più la barbona. Mi troverò un lavoro, piccolo, a mezzo tempo, che mi dia da mangiare e da dormire. Il resto del mio tempo lo voglio passare tra la gente, tra le donne… Regalare quello che ho dentro, che sono piena di cose bellissime… prendere quello che la gente ha da darmi… le esperienze… Voglio parlare, ridere, cantare… Voglio stare a guardare il cielo… Lo sai figlio mio che il cielo è azzurro, ed io non lo sapevo più? No, caro, a casa non ci torno, neanche se mi mandate a prendere con i carabinieri”. E mi hanno mandata a prendere proprio con i carabinieri!… Sicuro, mio figlio e mio marito mi hanno fatto la denuncia per abbandono del tetto coniugale. Pensi, padre, i carabinieri hanno avuto il coraggio di seguirmi fino in chiesa… Come, dove sono? Là, vicino alla sacrestia, non li vede?… Padre, ma che fa? Padre, non li chiami… È impazzito?… C’è il segreto del confessionale… Non può farmi una cosa così… Zitto!!.. No, non voglio andare a casa coi carabinieri.. E va bene, andiamo, tanto sono maggiorenne… decido io della mia vita. Prete spia, prete spia… non sei figlio di Maria! Spia, spia non sei figlio di Maria!

http://www.francarame.it/node/899

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di DAVIDE TANCREDI
CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall’Assemblea Nazionale francese.

Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all’evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.

Il Parlamento italiano riscontrando l’epico passo del suo omologo d’oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l’ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia “anormale” dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest’ostinata battaglia?

Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all’adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po’ meno discriminazione e un po’ più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay  –  non sono così sconsiderato  –  chiedo solo di essere ascoltato.

Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l’omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c’è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere.

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/25/news/lettera_diciassettene-59584404/

Vorrei poter amare, vorrei aver il diritto di esistere. E chi non lo vorrebbe?!

Ci sono momenti nella nostra vita quando come in un disegno cerchiamo di tracciar una linea retta. Disegnar un paesaggio come in quel sogno dell’altra notte,si, me lo ricordo ancora.

I miei quaderni son pieni di quei disegni, occhi, volti, fumetti. Quando ti perdi, e dentro di tè scorre come un fiume di lava che ti attraversa e ti corrode l’anima. Quando sono innamorato, tutto è ancor più forte, mi perdo nella scrittura e non vedo che il foglio,come una finestra sul mondo che vorrei, sugli amori che vorrei incontrare, e le persone che mi saranno accanto.

Ho letto la lettera sopra riportata, è ovvio, e non so davvero quale scrittura di mio pugno possa rendere giustizia a ciò che penso. Lo dirò così, senza dialettica, senza monologhi studiati, senza ricerche: credo che l’amore sia un sentimento umano. Un sentimento che unisce un persona ed un altra, che siano parenti o amanti. Dire Amore è già riduttivo, poiché dar un nome a questo genere di cose è davvero limitativo: si cerca di intrappolare qualcosa di cosi intenso,profondo,forte dentro un gabbia di poche sillabe. Caro fratello, tu puoi amare chi di pare, e mi vergogno dell’essere umano, abituato a far assurde differenze sulla normalità di tali sentimenti. Forse niente renderà giustizia a quest’amore malandato, che deve far conti con leggi dell’uomo, colui che dopo averlo inventato adesso lo distrugge e tappa le ali. L’amore è anarchico, non ha padrone, non subisce dinamiche di potere, è pura condivisione di una piccola comunità, la prima, “io e te”. Che tu sia nero,giallo,bianco, uomo,donna, l’amore è te e me, insieme.

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strategia della tensione Strategia eversiva basata principalmente su una serie preordinata e ben congegnata di atti terroristici, volti a creare in Italia uno stato di tensione e una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o addirittura auspicare svolte di tipo autoritario. L’espressione fu coniata dal settimanale inglese The Observer, nel dicembre 1969, all’indomani della strage di piazza Fontana, generalmente considerata l’avvio della s. della t., sebbene alcuni studiosi ne retrodatino l’inizio alla strage di Portella della Ginestra (1947) o al cd. piano Solo del generale De Lorenzo (1964). La bomba di piazza Fontana costituì la risposta di parte delle forze più reazionarie della società italiana, di gruppi neofascisti, ma probabilmente anche di settori deviati degli apparati di sicurezza dello Stato, non privi di complicità e legami internazionali, alla forte ondata di lotte sociali del 1968-69 e all’avanzata anche elettorale del Partito comunista italiano. L’arma stragista fu usata ancora nel 1970 (strage di Gioia Tauro), nel 1973 (strage della questura di Milano), nel 1974, all’indomani della vittoria progressista nel referendum sul divorzio (strage dell’Italicus, strage di piazza della Loggia), e ancora nel 1980 (strage di Bologna), ma non fu l’unica espressione della s. della t., la quale passò anche attraverso l’organizzazione di strutture segrete, in alcuni casi paramilitari e comunque eversive (Rosa dei Venti, Nuclei di difesa dello Stato, loggia P2 ecc.), i collegamenti internazionali (le strutture Gladio o Stay-behind), la progettazione e la minaccia di colpi di Stato (il piano Solo del 1964, il tentato golpe Borghese del 1970), e infine la sistematica infiltrazione nei movimenti di massa e nelle organizzazioni extraparlamentari, comprese quelle di sinistra, al fine di innalzare il livello dello scontro.

http://www.treccani.it/enciclopedia/strategia-della-tensione_%28Dizionario-di-Storia%29/

Pagato dalla casta per creare disordini online: “Ecco chi sono e perchè lo faccio”

Si tratta di un provocatore del web, uno dei cosiddetti troll. Con la sostanziale differenza che lui è un professionista del settore, che per mestiere crea disordini online, indirizza le discussioni, manipola – secondo quanto gli è stato ordinato – il “senso delle cose”. L’assurdo? Viene pagato da “un gruppo economico legato trasversalmente a tutti i partiti.” Ecco la sua storia in un’intervista di Francesco Lanza.

Lo incontriamo in un bar in centro a Milano. Sul tavolo ha poggiato uno smartphone e un tablet. Non ci dice né il suo nome, né il suo nickname.discussioni_online

Vivi sempre connesso?
Purtroppo sì. Abbiamo un software che ci consente di monitorare le discussioni a cui partecipiamo e quando c’è una notifica abbiamo poco tempo per rispondere. Se lasciamo “andare” o ritardiamo, ci viene scalato dal compenso.

Quanto guadagni per fare questa attività?
Beh, dipende. Se sono efficiente anche 4-5mila euro al mese.

Sono un sacco di soldi.
Sì, ma è una vita tremenda. Devi leggere decine di blog, forum, account facebook, tweet. Giorno e notte. Alcuni di noi non reggono, dopo un po’ i loro nick “spariscono”, non c’è modo di sapere che fine abbiano fatto.

Chi vi paga?
Un grosso gruppo economico legato trasversalmente a tutti i partiti. Ma non posso dire altro.

Ce ne sono molti come te?
Siamo un centinaio in tutta Italia, ma siamo divisi per competenze.

Nel senso che tu, per esempio, provochi e insulti solo specifici bersagli?
No, nel senso che ci sono provocatori e contro-provocatori. Ti faccio un esempio. Metti che tu sia il portavoce di un partito X. Scrivi un post e io arrivo aridicolizzarti. Ovviamente ne nasce una discussione nella quale chi è contro di te in maniera “naturale”, prende coraggio e viene allo scoperto. Aspetta.

Lo smartphone ha una luce blu che lampeggia, vuol dire che c’è una notifica. Prende, legge velocemente e con uguale velocità posta una qualche risposta, chissà in quale post o in quale discussione.

Una sorta di “effetto domino”.
Esatto. Ovviamente ci sono quelli che sono a favore del Partito X e che ti difendono. Poi, non so se l’hai mai notato, salta fuori qualcuno che difende il Partito X, ma lo fa in modo idiota e scomposto, con una marea di punti di sospensione, maiuscole, punti esclamativi e via dicendo…

Sì, che tu pensi: “Ma allora sono tutti idioti”.

Perfetto. Quelli sono sempre nostri colleghi. Semplicemente agiscono con una psicologia inversa. Il loro scopo è proprio quello di far sembrare i tuoi sostenitori degli imbecilli. Così come io faccio da “stura” a quelli che sono contro di te in maniera “genuina”, diciamo, allo stesso modo loro fanno da stura ai tuoi estremisti, e globalmente ne vieni fuori screditato. Basta un provocatore come me e un contro-provocatore che fanno finta di litigare, per sputtanarti una discussione o un post.

Questa è troppo grossa, non posso crederci.
Sei libero di non crederci. Comunque loro prendono molto di più di noi. Sono veri professionisti, copywriter di altissimo livello. Se ci pensi, hanno creato un linguaggio.

Ma tu, politicamente, come hai votato?
Ho votato contro la Ka$ta. Ma il lavoro è lavoro. Ci sono le cose da pagare, ho moglie e figli. Quei soldi mi fanno comodo.

Cosa facevi prima?
Correggevo bozze in una casa editrice. Ora le bozze le fanno correggere nei paesi dell’Est, sottocosto. Cosa dovrei fare?

Ci salutiamo, insiste per pagare lui il conto. Mette nella borsa il tablet e si incammina, guardando lo smartphone e continuando a digitare.

LEGGI DALLA FONTE ORIGINALE – FrancescoLanza.net

http://www.infiltrato.it/interviste/interviste/pagato-dalla-casta-per-creare-disordini-online-ecco-chi-sono-e-perche-lo-faccio

Il mondo cambia e in fretta. Non nella sostanza. Provando un po’, con lo sguardo tesso a visualizzare il corso della storia, dagli albori ai giorni nostri, si potrebbe riuscire a bagnar la mano come in corso di fiume. In fiume in piena che non risale mai la corrente. Nel riflesso, le varie immagini di eventi storici grandiosi, ci hanno portato fin qui, forse a metà strada, forse alla fine oppure ancor all’inizio. I palazzi son più alti, le macchine più veloci, ma la “sostanza” non cambia.

Il mondo è la funzione matematica del Potere. Come una equazioni che tenta di bilanciar se stessa, i pesi son le quantità di potere, da una parte c’è chi ne ha di più, dall’altra chi non ce l’ha.

Si si assume questo concetto, cioè che il mondo ruota attorno bilanciamenti di potere, si riesce ad intravedere cos’è che ci cambia, ci modifica, cos’è che ci fa mangiare ogni giorno, cos’è che ci governa. Il Potere regola le nostre vite affinché chi sia sempre un certo equilibrio tra chi ha potere e chi non ha. Esso non tende ad accrescere i pochi, come si potrebbe pensare, poiché quando determinati attori portano a termine i loro specifici ruoli essi son in fine rigettati dal sistema e scartati. Esiste un momento esatto, quando tutti gli elemento sono a loro posto, per stabilire specifici cambiamenti nel corso della storia: far cadere un impero, un dittatore, una economia, e così via.

Provocatori, assassini, gruppi di pressione, guerre, colpi di stato, organizzazioni terroristiche, son tutti strumenti della Macchina.

Non sorprendetevi sono in mezzo a voi, come una serie di eventi apparentemente casuali combinati in maniera tale da portare a termine dei compiti precisi, il concetto è sempre quello sopra descritto.

Vuoi fermarlo, vuoi agevolarlo, vuoi sol sapere, non vè metodo. Ciò di cui puoi star certo e che a questo mondo tutto ciò che ha un inizio, ha anche una fine.

Leggetemi

Pubblicato: 22 Maggio 2013 in Al lettore
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SCRITTORE

Il Futuro

Sul raccordo anulare
I ragazzi di ieri
Hanno vecchi fucili
E una fotografia
Hanno fatto la spesa
Ed i conti col tempo
Ma la loro ballata
Finisce a metà
Ho sorriso a mio figlio
All’uscita di scuola
Ho guardato la casa
Che una volta abitai
Perché quando te ne vai
E’ davvero come se
Capissi per la prima volta
L’uomo che sarai
Perché tutto quel che hai
Prima o poi lo perderai
In autunno foglie e rami se li porta il vento
Il futuro desertifica
La vita ipotetica
Qui la vista era magnifica
Da oggi significa
Che ciò che siamo stati non saremo più

E potremo anche avere
Altre donne da amare
E sconfiggere l’ansia
E la fragilità
E magari tornare a sbronzarci sul serio
Nella stessa taverna
Di vent’anni fa
Ma diversa arriverà
La potenza di un addio
O la storia di un amico
Entrato in chemioterapia
E la vita che verrà
Ci risorprenderà
Ma saremo noi ad essere più stanchi
Il futuro cementifica
La vita possibile
Qui la vista era incredibile
Da oggi è probabile
Che ciò che siamo stati non saremo più
Il passato adesso è piccolo
Ma so ricordarmelo
Io, Gianluca, Rocco e Nicholas,
felici nel traffico
di un marciapiede del Pigneto vite fa

testo del nuovo album dei Baustelle “Fantasma”

“È difficile tener sempre la porta aperta, non è facile. C’è anche la paura, ma noi non rimuoviamo la paura, la affrontiamo. Quante volte in questo ufficio mi han puntato una rivoltella… Ma solo attraverso l’accoglienza, attraverso l’ascolto, attraverso la disponibilità, la generosità, si supera la paura. “ Don Andrea Gallo

Difficile tener la porta aperta. A cosa poi dovremmo aprire?. C’è paura è vero. Ciò che sogniamo non è più quello di una volta. Quando immaginiamo la nostra vita la descriviamo come,sicuramente piena di emozioni, avventure, amori impossibili. Una Esperienza indimenticabile.

La realtà però non ci aiuta. Così voliamo alto, apriamo la finestra, quella finestra: fatta di carta e parole.

Ci sembra così comodo star lì a leggere, che facciamo l’errore imperdonabile di immaginare troppo forte, troppo a lungo. Così la realtà si confonde con la fantasia. Noi, personaggi sgangherati di un romanzo di seconda categoria, dove il lieto fine è sempre lì che ci aspetta.

Quel tubo catodico non è la soluzione. I piaceri della vita, in realtà, non sono così lontani. Non sono complicati. Le avventure di cui leggiamo e piangiamo, non sono reali, e non lo saranno mai. Smettete di sognare a modo di una telenovella. I film a tema son merce di scambio, e quella merce son le nostre emozioni, non svendetele al miglior offerente. La spy story, la notte d’amore, la principessa, Montecchi e Capuleti, i piaceri di Dorian Gray, i capricci della Bisbetica domata, la tragedia di Elettra. Non vi sono di aiuto se non per sdrammatizzare e prender la vita meno seriamente. Poi però siete voi a vivere, in questo mondo, non i vostri eroi. Essi possono esser un punto di vista, ma non il fine ultimo del vostro vivere. Siete voi che guidate, siete voi che svoltate a destra o a sinistra. E se il futuro è incerto e fa paura, costruitelo meglio, con mattoni solidi, arredatelo e profumatelo con i profumi d’oriente. Concretizzate e date man forte al vostro prossimo. Potete salvar mille e più persone accanto a voi, che d’altro capo del mondo,non fraintendetemi. Se ogni persona di questo mondo salvasse almeno il proprio vicino di casa, allora come risulterebbe il mondo? Forse, un po’ più verde, che rosso di così.

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Eleggibilità o ineleggibilità, questo è il problema. Mi diverto un mondo a sentir parlare di questo argomento, soprattutto per la funzione di questo dibattito che come tutti gli altri ha il sol scopo di far notizia e di non creare le effettive condizioni affinché, queste discussioni abbiano una corrispettiva azione concreta. In teoria non si dovrebbe decidere se una persona è più o meno eleggibile quando essa è già stata legittimata da più di 10 milioni di votanti per 3 legislature diverse ( le stesse). Si dovrebbe far prima che gli venga sol il vago pensiero di mettersi in politica. La verità è che la politica non è così semplice. Voi vedete sempre e solo fatti e notizie che Loro permettono. C’è molto di più. Un modo a parte, impalpabile, perfino. Trame nascoste, giochi di potere, come se le loro azioni non avessero nessun effetto al di fuori di quel mondo. Si potrebbe dire che tutto ciò assomigli più ad una bella spy story, così siam portati a pensare quando un racconto sembra tanto improbabile per esser vero. Secondo voi – fatevi questa domanda – perché Berlusconi è ancora in politica? Perchè Andreotti a suo tempo, non ci fu modo di contrastarlo? È davvero così difficile far capire all’elettore ciò che sembra evidente ad alcuni ed impossibile ad altri?. Il gioco della polita sta proprio nella sua contraddizione. Alcuni credono e teorizzano che un leader o un tiranno, o comunque un personaggio di un certo considerevole peso politico, debba scomparire al momento giusto, quando le trame tese al compimento di un’ obbiettivo oscuro arrivino al nodo finale. I sociologi funzionalisti direbbero che ognuno di noi ha una precisa funzione nel sistema, cosa che assomiglia ai dogmi religiosi su un presunto progetto divino. Osservare e far collegamenti sui fatti presenti e passati può aiutarci a non rimanere indifesi.

Non usciremo più da questo tunnel. Provate a pensarci un attimo. Per vent’anni siamo stati come in un limbo, tra ciò che ci dicono e quel che vediamo. Così la situazione italiana ormai vecchia storia. Teneri amanti, coraggiosi eroi, pensatori e filosofi di una età ormai perduta.

Correndo un po’ all’indietro, nei libri di storia, è evidente chi eravamo. Mai una nazione, ma un grande impero, quello romano, tra i più abili e strateghi, eroi e tiranni. La storia più gloriosa, fuori dai nostri confini niente più.

Con gli anni, abbiamo rivelato il nostro essere: furbi mal fattori, bugiardi codardi, razzisti etc.

Col tempo abbiamo raggiunto quella immobilità. Neanche i nostri confini non sono più esatti: un po’ Italia un po’ Europa. In mano ai grandi banchieri: BCE, Banca di Italia ( che ormai non sembra più neanche tanto italiana, visto le ingenti partecipazioni societarie private).

Diamo i nostri governi a uomini che di interesse per la gente comune non né ha proprio un po’. Classe, Casta, come la si vuol chiamare, ormai così distante da noi. Diamo responsabilità di economia fiscale e monetaria a uomini che si potrebbero definire “Gli Ex” , viste e scoperte le loro precedenti attività con le più grandi compagnie bancarie, o partecipazioni a riunioni segrete perfino al padre eterno, che potrebbe ripensarci un attimino.

Tutto questo condito con una sorprendente Strategia del Consenso, atta a coprire il necessario, a far dei rivali economici, politici, i peggior nemici della democrazia, del popolo così come spiega Noam Chomsky in Conoscenza e libertà, quando parla della propaganda Usa contro i Vietnamiti.

Oramai è il nostro sangue che ci comanda il Silenzio, mentre l’umanità muore, si suicida, non mangia, si dispera. Così siam fatti, di paure ingiustificate di cambiamento, di perder il proprio angolino di sole.

Questa è una modesta introduzione a quello che sarà il mio lavoro su questo Blog: informare, commentar come posso ciò che più mi colpisce; la contraddizioni di questa società. Così come altri prima di me, comincerò un viaggio. Però non voglio solo scrivere di politica ed economia, voglio poter condividere con voi anche degli spazi dove poter respirare sopra la superficie di questo mare indistinto. Vorrei condividere con voi sogni e desideri, creatività e libertà di essere sempre e solo noi stessi: nessuno ci rappresenterà meglio di noi stessi, e niente ci porterà nel futuro se non le nostre azioni volte a proteggere ciò che siamo, i nostri fratelli e sorelle.

“Restiamo umani” V.Arigoni.

Claudio Fabrizi