Archivio per la categoria ‘Politica Ita’

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Desaparecidos: 35 accusati tra i quali 3 ex capi di Stato
È terminata l’inchiesta sul Piano Condor che prevedeva l’eliminazione dei sovversivi in 7 Paesi sudamericani. Tra le vittime, secondo la Procura di Roma, ci furono 8 italiani. Rischiano di finire a giudizio anche l’ex capo dei Servizi del Cile e l’ex ministro dell’Interno della Bolivia, Arce.

Dopo oltre 10 anni di indagini la Procura della Repubblica di Roma ha concluso, con la richiesta di 35 rinvii a giudizio, l’inchiesta sul cosiddetto Piano Condor.

Si trattava di un accordo che negli anni Settanta intervenne tra le forze al potere in sette Paesi sudamericani che avevano un unico obiettivo, quello di eliminare gli oppositori ai regimi. La richiesta del rinvio a giudizio per i reati di strage, omicidio plurimo aggravato, sequestro di persona ed altro vede come imputati 2 boliviani, 12 cileni, 7 peruviani e 17 uruguaiani di età compresa tra i 92 e i 64 anni. A loro il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo attribuisce la responsabilità della eliminazione di 23 cittadini italiani scomparsi tra il 1973 e il 1978.

L’indagine avviata in seguito alla denuncia presentata il 9 giugno del 1999 dai famigliari di 8 italiani“desaparecidos” vittime della repressione aveva coinvolto tra gli altri anche i capi del regime come i dittatori Augusto Pinochet, Jorge Videla e Eduardo Massera che sono tutti deceduti nel corso dell’inchiesta. Ora tra le persone che potrebbero finire a giudizio figure eccellenti come il generale Luis Gomez Arce, ex ministro dell’Interno della Bolivia, l’ex capo della Dina (servizi segreti del Cile) Juan Manuel Contreras, il generale Francisco Morales Belmudesh che fu per cinque anni presidente del Perù, l’ex premier peruviano Pedro Richter Prada. Mentre per l’Uruguay è stato chiesto il processo per gli ex dittatori Juan Maria Bordaberry e Gregorio Conrado Alvarez Armellino e l’ex ministro delle Relazioni estere Juan Carlos Blanco.

La chiusura dell’inchiesta risale a tre anni fa e riguardava 140 persone (tra le quali anche 59 argentini, 11 brasiliani e 6 paraguayani) ma problemi burocratici legati alla notifica e la morte di numerosi esponenti delle giunte militari hanno fatto diminuire il numero dei soggetti a rischio di processo. Le indagini sono durate circa 10 anni. (Info: Il fatto quotidiano)

http://www.granma.cu/italiano/esteri/21jun-Gli%20italiani.html

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L’11 giugno del 1984 Enrico Berlinguer si spegneva colto da un ictus sul palco di Piazza della Frutta, a Padova. Se ne andava un grande politico, onesto e comunista. Quanto ci manca oggi Enrico!

Non starò qui a ricordare chi era Enrico Berlinguer e quello che ha rappresentato per intere generazioni che si sono legate a lui, e alla sua lotta, e che hanno visto lacrime amare rigare le proprie guance quando, l’11 giugno 1984, si spense a causa di un’emorragia celebrale dopo essere stato colpito da un malore nel bel mezzo di un comizio in Piazza della Frutta, a Padova, mentre pronunciava la frase: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda“. Sarebbe inutile ricordare la statura politica e morale dell’uomo, Enrico Berlinguer, basterebbe ricordare che era un “comunista”, e lo rimase, nonostante tutto, pur sostenendo che alla fine si trovava meglio sotto l’ombrello della Nato, o che ci voleva la “via italiana” al socialismo, una via diversa da quella che avrebbero voluto al Cremlino. Quel maledetto 7 giugno, quando si sentì male a Padova, si era accasciato a terra in diretta tv, ma tuttavia, nonostante fosse provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla urlasse “Basta, Enrico!“. Alla fine del comizio rientrò in albergo dove si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Dopo il consulto con un medico, venne trasportato all’ospedale Giustinianeo e ricoverato in condizioni drammatiche. Sarebbe morto l’11 giugno, lasciando un vuoto incolmabile nella politica italiana, che ancora lo piange di fronte al vuoto cosmico delle nuove classi politiche che lo hanno sostituito. Oggi forse, Enrico piangerebbe lacrime amare vedendo in che stato versa la sinistra italiana, e mai come oggi le sue parole sulla questione morale sono attuali: “La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.“

Ci manchi, Enrico.

http://www.tribunodelpopolo.it/berlinguer-addio/

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Lo stato nazionale moderno e il sistema internazionale

L’ambito all’interno del quale si svolge la vita politica è definito sia da una complessa armatura giuridico-burocratica e istituzionale sia da un ‘articolata identità politico-culturale. Questi due aspetti vengono normalmente colti dai concetti di stato e nazione.

Stato

Una costruzione organizzativa, attraverso la quale un sistema potestativo sufficientemente coerente esercita la sua preminenza su un territorio definito.(Weber)

Si distingue poi lo stato democratico dedito ad assicurare il benessere comune, e lo stato poliziesco,Stato-caserma che si fa forza invece di strumenti coercitivi per mantenere il potere autoritario.

Nazione

Il secondo concetto fa riferimento ad elementi di natura culturale ed affettiva che definiscono una comune identità di appartenenza.

Sovranità

Caratteristica astratta, che emerge dalla combinazione dei concetti stato e nazione, è la sovranità che si distingue tra interna e esterna.

Si dice interna quella autorità che all’interno di uno stato prevale sulle altre. Si dice sovranità esterna quella autorità che non ha potere oltre i confini nazionali e che non può intervenire entro altri confini se non i propri.

Da un punto di vista empirico, invece:

  • Sul piano interno la democrazia , sostituendo l’autoritarismo, a rivoluzionato il concetto di sovranità, spostando questo potere dalle istituzioni al popolo. C’è da far notare che con le numerose limitazioni legislative, e la creazione di nuove istituzioni, il concetto di sovranità popolare non deve esser preso alla lettera.

  • Sul piano internazionale, le differenti situazione economiche tra i diversi stati partano a continui contatti, e non si escludono alcuni tipologie di influenza sulle politiche.

I caratteri del sistema internazionale:teorie a confronto

Questa realtà viene designata come sistema Westfalia, e afferma in Europa i principi della prevalenza dello stato sovrano come forma di organizzazione politica e della parità di dignità tra questi come carattere del sistema internazionale.

Il sistema Westfalia descrive un sistema di stati, dove non vi è autorità riconosciuta superiore, un sistema anarchico.

Teorie realiste e teorie liberali

  • Le teorie realiste pongono al centro il problema della sicurezza. Non essendoci nessuna autorità superiore che regoli la convivenza, ogni stato è portato ad aumentare la propria produzione di sistemi di difesa, timorosi che gli altri stati possono attaccarli. Si crea così un balance power tra gli stati un equilibrio che mantiene gli stati timorosi l’uno dell’altro, ma non belligeranti. Se questo equilibrio dovesse rompersi, si arriverebbe certamente ad una guerra.

  • Le teorie neo liberiste, partendo dagli stessi assunti, sostengono che la tensione creatasi tra gli stati, sia mitigata, da un alto livello di interdipendenza economica, e la voglia di non provocare disastri internazionali. Questo poeterebbe ad un forte sentimento di cooperazione economica, solidificato con la costruzione di istituzioni internazionali, che faciliterebbero tali interazioni.

Le proprietà del sistema internazionale

Per analizzare il sistema internazionale bisogna tener conto di alcune proprietà. La prima è il numero degli attori presenti. Le differenze di peso: stati più potenti e stati meno potenti. Attori ricchi di risorse, che non sono uguali ai precedenti, poiché non è detto che uno stato che sia ricco di materie prime abbia anche un peso internazionale. Infine una analisi del sistema internazionale non dovrebbe trascurare alcuni rilevanti soggetti non statali,dalle grandi aziende multinazionali, alle organizzazioni non governative,alle chiese,ai movimenti ecologici.

Complesso anche il sistema di interazione tra gli stati. Generalmente le interazioni sono organizzate in aree, solo alcuni attori dialogano con tutti gli stati, definendosi attori globali. La maggior parte degli attori interagisce maggiormente in una regione soltanto o addirittura in sotto-zone (sotto-insiemi).

Conflitto e cooperazione tra gli stati.

È importante analizzare la qualità delle interiezioni tra gli attori, anche fino alla sua forma estrema, la guerra. Diverse sono le spiegazione:

  • caratteri del sistema nel suo complesso(squilibri di potenza)

  • carattere propri dei singoli attori statali(democraticità,nazionalismo)

  • processi interni(competizione tra partiti)

  • caratteristiche diadiche(rapporto tra coppie di attori internazionali)

Le relazioni commerciali tra gli stati mantengono un fitto tessuto pacifico tra gli stati. Numerosi interessi economici tra gli stati mantengono viva la cooperazione : anche se secondo i realisti ,per una vera cooperazione bisogna superare la paura e la tensione bellica tra gli stati.

Come la politica interna influisce sulla politica internazionale

Studi di state- e nation-bulding hanno rilevato come trasformazioni delle strutture politiche interne possano influire e cambino la scena internazionale e producano forme di conflitto bellico diverse dal passato. Le ragioni sarebbe da rilevarsi nella natura del regime politico, in particolare quello autoritario sarebbe più propenso a questo aspetto.

Per i regimi democratici, ci si è chiesti quanta influenza abbia l’opinione pubblica sulle decisioni politiche. Recenti studi hanno rilevato che, negli ultimi tempi, l’opinione pubblica è più informata , attiva, e che esercita una influenza da non sottovalutare.

Gli stati seguono interessi nazionali definiti dai processi politici interni, il produce risorse da mettere in campo sulla scena mondiale.

Come la politica internazionale influisce sulla politica interna

Molti eventi internazionali hanno dimostrato come tale politica possa influire sulla cena interna degli stati stessi: le guerre hanno consolidato i regimi vincitori e fatto cadere i perdenti. Fenomeni economico-sociali come la globalizzazione hanno influito sui sistemi di cooperazione economica e assetti commerciali interni agli stati stessi.

Le trasformazioni del sistema internazionale dopo la seconda guerra mondiale

Un’attenzione particolare meritano da un lato lo sviluppo di organizzazione formalizzate di carattere civile, di portata sia globale(l’Onu, il Fondo monetario internazionale,la Wto o Omc(organizzazione mondiale del commercio) sia regionale (Ue,Efta,l’Organizzazione per l’unità africana,ecc.), dall’altro la formazione di grandi e durevoli allenaze militari(Nato e Patto di Varsavia) e sulla base di esse del sistema bipolare, e infine l’ascesa di attori non statali sulla scena mondiale.

Un sistema a due blocchi: tra alleanze militari che hanno portato all’estremo il problema della sicurezza, con l’invenzione delle armi nucleari, e le alleanze civili che hanno assicurato,invece, un equilibrio di pace tra le varie forze mondiali. In particolare va osservato il divario tra superpotenze e altri stati aderenti alle due alleanze.

Un nuovo assetto sistemico in Europa

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Europa ha visto uno sviluppo organizzativo senza precedenti. Partendo dalla Comunità europea del carbone e dell’acciaio,poi la Comunità economica europea e successivamente la Comunità europea e l’Unione europea, si potuto osserva la sua espansione ed influenza.

L’Unione europea ha adottato sin dalla sua nascita, forme istituzionali peculiari:

  • Commissione

  • Consiglio dei ministri

  • Parlamento europeo

  • Corte di giustizia

  • Comitato economico sociale

  • Banca europea degli investimenti

  • Coreper(il comitato dei rappresentanti permanenti europei)

  • Consiglio europeo

  • Comitato delle regioni

  • La BCE

  • L’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, etc..

Questo reticolo di istituzioni ha consentito di realizzare in settori specifici,ma progressivamente più estesi di policy, livelli di delega di autorità dagli stati nazionali a un’organizzazione internazionale e ,grazie a questi, di omogeneizzazione delle politiche pubbliche quali non esistono in alcun’altra regione del sistema internazionale.”(Scienza politica – Della Porta)

Espansione territoriale della Comunità

L’aspetto più palese di questo dinamismo è dato dall’espansione territoriale della Comunità. L’aumento dei paesi partecipanti ha causato un aumento significativo dell’eterogeneità interna e dello stress organizzativo. Questo aspetto ci fa pensare anche ad un espandersi degli ambiti di intervento dell’Ue. L’immissione di nuovi paesi, alla formazione principale, ha portato ad una rielaborazione adattativa delle politiche esistenti, e la presa in considerazione di nuovi settori su cui lavorare.

Espansione delle competenze comunitarie

Particolarmente importanti sono le riformulazioni dei trattati iniziali, per quanto riguarda il sistema economico: una nuova regolamentazione del mercato, l’integrazione monetaria con una moneta unica che ha portato a spostare una dei simboli più importanti di sovranità nazionale, al livello europeo. L’euro ha introdotto soprattutto un sistema di ammissione all’Unione monetaria europea attraverso un trattato dove sono presenti i requisiti economici minimi, il Patto di Maastricht. Questo trattato ha creato un sistema di vincoli e di requisiti da raggiungere e mantenere da parte degli stati appartenenti o che volessero appartenere all’Ue. Tutto questo è poi stato istituzionalizzato con il Patto di stabilità e crescita.

Da sottolinearsi l’affermazione della superiorità delle norme europee su quelle nazionali.

Questa crescita,questa trasformazione di questa Europa si può osservare il fatto che non sia omogenea. L’interesse europeo si è fermato alla regolamentazione del mercato economico, escludendo qualche tipo di iniziativa per quanto riguarda i temi sociali, o di sicurezza. Ci si è spesi più per abbattere i confini doganali, che per avviare politiche di riequilibrio delle disparità economiche e sociali degli stati membri. ( ricordiamo i paesi come Spagna,Grecia, Cipro, Italia, in piena crisi economiche a causa delle politiche di Austerity europee).

Come spiegare lo sviluppo europeo

  • Tra le prime spiegazione, di come “L’Europa” si sia sviluppata, abbiamo le teorie funzionaliste, che sostengono la facilitazione delle politiche economiche all’intero della Comunità, e ad un loro relativo successo, sufficiente a rassicurare gli stati membri e a continuare una collaborazione sempre più fedele.

    Le critiche a queste teorie sono fatte in base ai tempi di risposta, di queste politiche; l’inspiegabile sviluppo discontinuo, fatto di momenti di stasi e momenti di accelerazione economica; mancanza di attenzione per le ragioni politiche.

  • Secondo la cosiddetta prospettiva interrogativa, gli sviluppi comunitari andrebbero quindi interpretati essenzialmente in termini di azioni coscienti di cooperazione stra stati che perseguono i propri interessi e che attraverso questa via riescono a risolvere i propri problemi e quindi a consolidarsi [Hoffman 1982; Milward 1992]

  • Secondo l’istituzionalismo storico, la risposta allo sviluppo comunitario, starebbe nelle stessa costruzione.

Verso una nuova <<entità politica>>

  • L’Unione europea nasce nello spazio tipico della politica internazionale, tra stati che si riuniscono, attraverso trattati internazionali, in una organizzazione per poter collaborare su alcuni campi.

  • Affianco all’aspetto internazionale, si può osservare anche diversi aspetti di politica domestica:

    – In primo luogo alcune istituzioni europee cruciali(Commissione,Parlamento, Corte di giustizia, BCE) sono costituite secondo principi piuttosto diversi da quelli prevalentemente adottati nella cooperazione internazionale e con esse gli attori governativi nazionali devono fare i conti.

    – Inoltre il processo decisionale funziona secondo principi e regole diversi da quelli utilizzati sulla scena delle relazioni internazionali.

    – Una parte cospicua delle decisioni presse dalle diverse istituzioni europee ha efficacia diretta all’interno dei paesi membri.

    – infine, bisogna osservare espandersi della sfera di competenza dell’Unione europea: dal settore economico-commerciale al mercato monetario, alle politiche di mobilità interna, a quelle culturali, a quello della cooperazione in tema di difesa e politica estera.

    Come conseguenza di ciò si è sviluppato un fitto sistema di relazioni dirette ,non più mediate dai governi nazionali, tra diversi attori sub-nazionali come gruppi di pressione e organismi comunitari.

    Se pensiamo al modello base di stato centralizzato, come paragone alla struttura dell’Ue, troviamo parecchie differenze e ambiguità. Prima fra tutte è la questione di difficile definizione della gerarchia di autorità. Ambigua la capacità di ogni stato di sottrarsi alle politiche stabilita dalla comunità europea.

  • Per capire l’Ue possiamo definirla come un modello multi-level governance che ci fa capire come la politica comunitaria agisca su più livelli di rapporti con i diversi attori nazionali, sovranazionali e sub-nazionali.

Quanto democratica è l’Unione europea?

In questa prospettiva va analizzato il presunto problema di deficit democratico. Il punto può essere affrontato sia in una prospettiva normativa(quanto dovrebbe diventare democratica), sia in una prospettiva empirica statica (quanto è oggi democratica o non democratica L’Ue) o in una prospettiva dinamica previsionale (quali sono le probabilità che l’Ue diventi più democratica.)

La prospettiva normativa

Come è noto,le forme concrete di democrazia rappresentano un bilanciamento delle esigenze diverse: controllo popolare, ma anche divisione del potere; principio di maggioranza,ma rispetto delle minoranze; stabilità ed efficacia dell’autorità, ma anche fedele rappresentanza delle diverse opinioni. Ma quel principio bisogna potenziare? La risposta dipende sia da scelte ideali, sia da una analisi delle necessità storiche.

La prospettiva empirica statica

Questa prospettiva si basa sull’analisi delle istituzioni fondamentali nel panorama dell’Ue:Parlamento, Consiglio dei ministri,Consiglio europeo e Commissioni tutte e quattro riconducibili al meccanismo democratico per eccellenza,cioè le elezioni.

  • Il Parlamento europeo, con elezione diretta dei suoi membri realizza, oggi, l’approssimazione maggiore a quanto avviene nelle democrazie intra-statali. Ciò che va osservato è che la mancanza di organizzazione dei partiti transnazionali come entità di riferimento per i diversi candidati locali e la pluralità di demos europei lasciano una realtà europea poco integrata nel territorio: ogni popolo,ogni candidato ha la propria individualità, e questo crea una pluralità eccessiva, e quindi una mancanza, di organizzazione per stabilire le policy. Basterebbe rafforzare l’identità partitica europea, creando un coordinamento con i vari partiti nazionali. Un po’ come negli Usa dove ogni candidato locale fa riferimenti ad uno dei due partiti nazionali al governo.

  • Per il Consiglio dei ministri e il Consiglio europeo si può dire che il livello di legittimità democratica non è diverso da quello dei governi nazionali, da membri dei quali essi sono integralmente formati.

  • Un tempo erano gli stati membri che nominavano tutta la Commissione di comune accordo, ma successivamente il ruolo del Parlamento crebbe d’importanza dopo l’introduzione del voto di fiducia. Attualmente, il presidente della Commissione è proposto dal Consiglio europeo, che decide a maggioranza qualificata. Il trattato di Lisbona impone che, nella scelta, sia tenuto conto dei risultati delle elezioni europee. Il candidato deve poi essere eletto dal Parlamento europeo a maggioranza assoluta. Se il candidato non ottiene l’elezione, il Consiglio europeo, entro un mese, deve presentare un altro candidato.

    Alla conferma della carica, il presidente della Commissione, in accordo con il Consiglio, sceglie i rimanenti commissari sulla base delle nomine proposte da ognuno degli Stati membri. Alla fine l’intera Commissione deve essere approvata dal Parlamento europeo (che ha anche facoltà di porre in essere audizioni per vagliare le candidature dei singoli commissari), per poi essere definitivamente nominata dal Consiglio europeo.

La prospettiva dinamica e previsionale

Un rafforzamento dei partiti europei produrrebbe automaticamente elezioni europee più integrate, aumenterebbe la forza del vincolo di fiducia della Commissione verso il Parlamento e quindi renderebbe anche meno indiretta la sua accountability (responsabilità) verso l’elettorato popolare. Una sincronizzazione dei processi elettorali nazionali potrebbe rendere anche molto più stabili nella loro composizione interna il Consiglio dei ministri e il Consiglio europeo.

<<Europeizzazione>> della politica nazionale e <<nazionalizzazione>> della politica europea.

Con la crescita delle istituzioni europee è indispensabile chiedersi quanto le policies eurpei incidano sui governi nazionali.

Si può sintetizzare il fenomeno usando il concetto di europeizzazione della politica nazionale: con esso si intendono tutti i processi di adattamento della politica nazionale agli sviluppi europei e agli effetti di contaminazione della politica europea su quella nazionale. Questo fenomeno si può analizzare sotto tre aspetti: polity, politics e policy.

  • Dal punto di vista della policy è facile osservare come la crescente integrazione europea abbia introdotto, in alcuni campi tipici delle politiche nazionali, politiche a raggio europeo, che hanno preso integralmente il posto delle prime o le hanno affiancate, delimitandone il campo, integrandole e stabilendo principi guida sovra-ordinati. Si pensi, per esempio, alla politica monetaria gestita non più a livello nazionale, ma a livello europeo dalla Bce (politiche di sostituzione).

  • Collegato all’aspetto delle politiche possiamo osservare come le decisoni su territorio nazionale siano prese da nuovi attori e istituzioni europee che operano secondo regole comunitarie ( Commissione, Corte di giustizia, Consiglio dei ministri ecc). Crescente è l’attenzione sui partiti europei da parte dei partiti nazionali, per trovare una legittima corrispondenza e rappresentazione a livello europeo.

  • Nel campo della polity, possiamo osservare un progressivo smantellamento dei confini nazionali, ormai estesi a quelli europei. Tutto ciò che si sposta ( che siano merci o persone) all’interno del territorio europeo risponde alle stesse regole e restrizioni. Il simbolo di una comune identità europea(la bandiera) si è progressivamente affiancato a quello nazionale, nonché il la sovranità monetaria ormai unica ed europea. Parallelamente per ogni persona oltre alla propria cittadinanza nazionale si affianca quella europea. Passi minori si son fatti per il diritto al voto, che resta ancora nazionale.

L’altro aspetto di di questo processo è quello che si potrebbe chiamare della nazionalizzazione della politica europea. Con questo termine ci si riferisce alla trasformazione della politica europea da una politica principalmente segnata dai caratteri della politica internazionale a politica nella quale sono evidenti un numero crescente di elementi propri della politica domestica degli stati.

  • Dal punto di vista della politics si rileva una crescente influenza sulla decisioni europee da parte di attori nazionali come i partiti, i gruppi di pressione ed anche il semplice cittadino ( attraverso referendum di carattere europeo).

  • Dal punto di vista delle policies abbiamo uno progressivo spostamenti di politiche tipiche nazionali, a livello europeo, si pensi alla sovranità monetaria.

  • In fine, per quanto riguarda la polity, il fatto che si parli sempre più esplicitamente di cittadinanza europea.

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DONNA Porcaccia d’una miseriaccia, ’sti caramba dell’ostrega… fin dentro la chiesa mi vengono a tampinare! Adesso dove mi nascondo?… In sacrestia. Dove sarà la sacrestia? Di qua del coro o di là? Rieccone altri due, porco boia, m’hanno incastrata… Il confessionale… mi nascondo dentro il confessionale. È occupato! C’è dentro un prete! Te li ritrovi dappertutto ’sti preti dell’ostrega! Beh, mi confesso… voglio vedere se i carabinieri hanno il coraggio d’interrompere il sacro sacramento… Pronto… ehhum volevo dire… padre, padre! Cazzarola, si è addormentato! Padre, padre, si svegli!… Oh, finalmente! Vorrei confessarmi, e se è possibile anche in fretta!… Come non è possibile?… E ancora addormentato? Beh, parliamo, così si sveglia, no?… Questa non l’avevo mai sentita, un prete che prima di confessarmi vuole andare al bar per prendersi un caffè! Eh, no, lei di qui non si muove, o io faccio una scenata! È un mio sacrosanto diritto di essere confessata. Pago le tasse!… Le tasse, c’entrano eccome! Se non sbaglio la nostra è una religione di Stato, e se non sbaglio lo stipendio ve lo dà lo Stato, cioè noi contribuenti… quindi, io pretendo che la mia ragione di Stato mi confessi. Su, padre, mi confessi… Ho una ondata di fede che sto affogando! Forza padre, che poi quando abbiamo finito il caffè glielo offro io al bar… Sì, cominciamo? Cominciamo!… Come?… L’ultima volta che mi sono confessata? Mi ci faccia pensare un attimo… Certo che sono credente, se no sarei qui a confessarmi, scusi! Sono credente, osservante, praticante… tutto! Vent’anni fa… l’ultima volta che mi sono confessata è stato giusto vent’anni fa, il giorno del mio matrimonio… Sì, in chiesa. Una cerimonia bellissima! A dire la verità io non mi volevo sposare in chiesa, ma l’ho fatto per accontentare la madre di lui, molto credente… No, no, anch’io sono credente, ma sono anche comunista: comunista credente! Non teista, non ateista, non antiteista: sono marxista, lineetta e leninista, tolemaica, apostolica, berlinguista!… Sì, d’accordo, non si può dire che sia stata molto osservante: vent’anni senza confessarmi, lo confesso, è grave. Però io ho sempre fatto la mia brava autocritica, almeno una volta al mese nella sezione del mio Partito… Non è la stessa cosa? Ma io credevo che dopo il compromesso teologico… Dice? Beh, non insisto. Incominciamo?… Sì, sono pronta. Giuro di dire la verità, tutta la verità, niente altro che… Che ho fatto?! Ah sì, scusi, ho sbagliato… Mi scusi padre, ma sa, è la grande abitudine ai processi… Oeuhh, ci sono stata un sacco di volte sotto processo… Beh… resistenza aggravata a pubblico ufficiale, furto con destrezza, che poi non era neanche con ’sta gran destrezza, se mi son fatta beccare! Semmai era furto con impaccio! Le pare?… No, non sono una ladra abituale. Così, ogni tanto… qualche sciocchezza, tanto per fare la spiritosa. Le autoriduzioni invece le faccio tutte… Mi entusiasmano… Bello! Che bello: in trenta quaranta cinquanta donne di un quartiere, entrare in un supermarket, fare la spesa: “Quanto pago?” “Centomila”. “No, noi paghiamo 50ooo! Autoriduzione del 50 per cento perché tanto voi sul 50 per cento che vi rimane guadagnate ancora…” È peccato padre?… Peccato mortale? E l’inflazione allora che peccato è? Beh, ormai l’ho fatto. Lei prenda nota di tutti i miei peccati e poi mi darà la penitenza… Certo che ci ho famiglia: un marito e un figlio… No, loro non rubano… Sì, vivo fuori casa… Beh, dove capita: un po’ qua, un po’ là… Lo so, lo so, come moglie e madre non sono questo gran modello di virtù, ma se sono diventata quella sciamannata che sono è proprio perché ero fin troppo esagerata come “modello di virtù”. Io a mio figlio ci davo anche il sangue. Io per starci vicino a mio figlio, per poterlo tirar su, io, di persona, ho piantato persino il lavoro… un impiego che mi piaceva… ero caporeparto e anche nel sindacato. Me lo sono tirato su come fosse il Gesù Bambino… e io… mi sentivo come fossi la Madonna… e mio marito… San Giuseppe il bue e l’asino tutto insieme! Poi è cresciuto, è andato a scuola e si è messa di mezzo ’sta maledetta politica… quando è arrivato al liceo, sa, le occupazioni, gli scontri con la polizia… Una volta mi è arrivato a casa massacrato, tutto sporco di sangue… sono svenuta dallo spavento, padre, sono svenuta! E da quel giorno, tutte le volte che tardava un po’ o sentivo la sirena dell’autoambulanza: “È mio figlio, è mio figlio!” gridavo. Padre, padre, lei non sa cosa voglia dire essere madre, padre! Madre di un estremista di sinistra!
E poi in casa ’sto ragazzino, ci contestava tutto a me e a mio marito… sa, noi siamo tutti e due militanti osservanti del Pci. Le parole più gentili che ci diceva erano: “Revisionisti, socialdemocratici, opportunisti, sacrestani di sinistra!”
Però quello che ci faceva andare in bestia era quando tirava fuori le tiritere cretine da indiano metropolitano, tipo questa:

Ma dove vai ZANGHERO,
con la PAJETTA da NAPOLITANO
sulla testa COSSUTA, ripiena di CERVETTI
la cravatta AMENDOLATA, lo sguardo
BERLINGUERO,
mi sembri il comico TATÒ,
oh figlio INGRAO!
Qui NATTA ci cova!”

Oh, che rabbia mi faceva! Cosa c’entrano i dirigenti del mio partito… Mi provocava, capito? (Alza la voce) “E adesso dove vai?”… No, padre, non ce l’ho con lei, mica le do del tu, andiamo… ci conosciamo appena… A mio figlio lo dicevo:
“E adesso dove vai?”
“Esco con i miei compagni”.
“Perché noi, io e tuo padre non siamo dei compagni?”
“No, voi siete LA FAMIGLIA!”
E mi tirava ’sta “FAMIGLIA” come se mi buttasse addosso un sacco di merd…d’insaccato Molteni.
“No, voi, voi non siete dei compagni, – gli rispondevo, – voi siete una banda, come quelli della via Paal. Siete dei teppisti… untorelli, siete!”
“No, untorelli siete voi che ungete il sedere alla Dc!”
A me e mio marito, capisce padre?. “Il Pci non è qui, untorella la Dc!… il Pci non è qui untorella…” e via che se ne andava. Ma lo sa, padre, che io sono arrivata al punto di andare dietro alle manifestazioni degli estremisti!… Eh, non ce la facevo a restare a casa ad aspettare che me lo portassero lì, bello che morto. Andavo in corteo anch’io, dieci passi dietro a mio figlio e lo controllavo senza farmi vedere… La cosa più tremenda era che per non dare nell’occhio dovevo gridare anch’io gli slogan che gridavano loro. E fin quando si trattava di gridare delle robe contro i fascisti, andava bene… ma quando mi toccava, a me del Pci, gridare a squarciagola delle cose contro la Dc, dio, dio… mi sentivo male! E poi, marciare, correre… E tutte le volte che… Padre, sono qua, padre… Ma no, non sono irrequieta, è che ho fatto la manifestazione! E tutte le volte che stavo gridando ’sti slogan, trach, non ti incrociavo gli occhi con gli occhi di qualcuno della mia sezione, magari il segretario, che era lì sul marciapiede e che a vedermi e a sentirmi gridare quelle cose lì, si faceva subito il segno della falce e martello. (Esegue) E così, mi hanno sbattuta fuori dal Partito, e tutto per amore di mio figlio! Come m’ha fregato a me l’amore, padre, come mi ha fregato! Non s’innamori, mi dia retta, padre… Lo sa che una volta a una manifestazione, che mi ero precedentemente informata: “Com’è la manifestazione domani, compagni?” “Pacifica!” Ed io mi sono vestita da manifestazione pacifica: un paio di scarpe con un tacco alto così, una sottanina stretta stretta… Una carica della polizia come quella, non si era mai vista negli ultimi cento anni! Ce li avevamo dietro tutti: poliziotti, carabinieri… per me, c’era anche la finanza a cavallo e le guardie pontificie! E io, via, a correre con ’sti tacchi alti che se cadevo mi rompevo tutti i femori che ho… Per correre meglio mi sono tirata la sottana fino a qui… e tutti i poliziotti dietro a me! E io che gli gridavo: “Cosa volete? Andate via!” Mamma che corsa: da piazzale Loreto alla Bovisa… mi sarò fatta un 54 chilometri, tutti di corsa! Mi sentivo male, tutta sudata, il cuore che mi usciva… Come mi sentivo male! Avevo le ovaie alla cock!… Eh sì, “Non si dice, non si dice”, vorrei vedere lei padre… ha mai provato a correre con i tacchi alti? Un fumo! Candelotti, spari, gas lacrimogeni, bombe a mano, bottiglie molotov… e io avevo anche perso mio figlio e lo chiamavo: “Figlio, figlio mio…” Mi rispondevano tutti i figli delle altre mamme… A un certo punto, non ti vedo mio figlio, dall’altra parte della strada, in mano a un carabiniere che con la bandoliera, “patascich, pataschach” sulla sua faccina bianca! Non ci ho visto più: ho fatto l’urlo del coyote! Ho attraversato la strada incurante dei candelotti fumogeni che passavano ad altezza d’uomo… e anche di donna… ho brancato il caramba per l’elmetto e col dente mi sono attaccata all’orecchio, che se non arrivavano dei suoi colleghi a tirarmelo fuori dal dente, io non mi formalizzavo: lo mangiavo tutto!… Non si deve fare? Ma dico padre, è mio figlio sa! L’ho fatto io… ci ho messo nove mesi a confezionarlo… gli ho fatto tutto: due occhi, venti dita, tutti i denti… e quel carabiniere lì me lo rompeva su tutto in cinque minuti! Così mio figlio è riuscito a scappare… lui! Io no. Mi hanno riempito di botte e mi hanno portata in prigione. Mi hanno fatto un processo che non finiva più! Come l’hanno fatta lunga con quell’orecchio, padre!… Che non era poi neanche ’sto gran orecchio. Il presidente del tribunale con una voce terribile mi diceva: “Lei ha colpito l’orecchio dello Stato!” Cosa ho passato! E tutto per amore di mio figlio. Come mi ha fregata a me l’amore, padre… Il mio matrimonio per esempio è stato un matrimonio d’amore. Come amavo mio marito padre, come amavo mio marito padre…prima di sposarlo… No, no, anche dopo. Ma è che dopo, abbiamo messo su casa e così sono cominciate le prime incazz… incomprensioni ideologiche… Eh sì, non ero d’accordo con il comportamento ideologico socialemorale politico casalingo del marito. Lavoravo anch’io otto ore come lui, con una differenza sostanziale: che quando si tornava a casa io continuavo a lavorare per altre ottanta: lavare, stirare, fare i letti, il mangiare: lui no! Si metteva in poltrona e trach… 18,45: Tv per ragazzi, “HEIDI”!!! “E no, non ci sto: anch’io sto fuori tutto il giorno a lavorare, – gli dicevo, – sono stanca anch’io come te. Ma chi ha detto che la liberazione della donna comincia quando si conquista il diritto a un lavoro salariato? Io me lo sono conquistato un lavoro salariato, ma quest’altro lavoro della casa chi se lo becca? Me lo becco ancora io! E chi me lo salaria? Nessuno! Bella liberazione della donna: col matrimonio mi sono conquistata due lavori!” Oltre tutto mio marito ci aveva l’asma, l’asma nervosa. Quando a me scoppiavano i santissimi, sì, insomma… lei mi capisce padre… e non ne potevo più… “Pianto qua tutto”, urlavo, lui… plaff: si faceva venire la crisi, Ahaha, ahaa, secco come un baccalà, non respirava più. Ahaaa… certi spaventi mi prendevo! “No caro, non ti lascio, non ti lascio! Sto sempre con te!” Man mano che lo tranquillizzavo, a lui gli passava la crisi e io ero incastrata un’altra volta! Poi sono rimasta pure incinta!… Ma no padre, non l’ho mica presa come una disgrazia, anzi, l’ho voluto io ’sto figlio… preventivato: piano quinquennale! Ero così contenta di essere incinta… Come ero contenta! Nove mesi di vomito! Sempre a letto per il terrore di perderlo! E mi parlavo tra me e me, con una voce sublimata, tra un vomito e l’altro: “’Sto figlio cambierà tutta la mia vita! – mi dicevo. – Cos’è una donna se non è madre? Manco è donna, soltanto femmina è!” Che cogliona che ero!… Oh, scusi padre, volevo dire che stronz… insomma, faccia lei padre!… Sì, adesso arrivo ai miei peccati… ma sa, se non le faccio il preambolo, magari poi lei equivoca… Va bene, d’accordo, salto tutto e arrivo a due anni fa. Due anni fa, scopro che mio figlio si droga!… E che ne sapevo io se fosse leggera o pesante… per me, m’è bastato sentire la parola “droga” che m’è venuto un colpo! “È un depravato, un asociale, un mostro! – gridavo disperata: – Dove ho sbagliato io?” Mi chiedevo… e a mio marito: “Dove hai sbagliato tu?” e lui ahhha… ahhaa… E lui e i suoi amici e le sue amichette: “Ma piantala, un conto è l’eroina, che uccide, e un conto farsi una spinellata ogni tanto!” E io, col dito della madre proteso: “Non sono d’accordo! Drogarsi è una scelta ideologica, se non la pianti ti sbatto fuori di casa, tu, i tuoi compagni della banda… e le tue puttanelle!” Sì, ho detto puttanelle… m’è scappato. E lui: “Cosa hai detto? Hai offeso le mie amiche! Me ne vado!” “Dove, – faccio io, – dalla nonna?” “No, me ne vado!!” Io, ferma… non ho fatto una piega. “Vai bello, cosa credi che me ne importi… – e il cuore: patapam patapam, – voglio vedere quanti giorni stai via… tre massimo, poi sei qui, dalla tua mamma!” Passa una settimana, non si vede. Non dormivo più, non mangiavo più e mio marito: ahaaa,ahaaa… Andavo a cercarlo dappertutto: nelle scuole occupate, nelle case occupate. Nessuno che mi dicesse niente! Capirai, io ero una mamma! Simbolo della repressione: omertà assoluta! “Questi non parlano perché sono una mamma? E io li frego… mi travesto!…” Da cosa? Da fricchettona. Sì, fricchettona, padre… Cosa sono i fricchettoni? Sono quei ragazzi che sfurnicchiano… rubacchiano, non lavorano… che stanno bene, insomma! Certo che come fricchettona ero un po’ cresciuta. “Farò la zingara, la zingara non ha età!” mi sono detta. Sono andata in uno di quei mercatini della roba usata, scompagnata, originale-orientale fabbricata a Monza e mi sono fatta tutto il corredo: sandali siriani, un gonnellone del Marocco, una giacca dell’Afghanistan, un foulard greco dell’UPAIM, detto anche UPIM, le palpebre viola, un coriandolo di stagnola rosso appiccicato sulla fronte, una capsula d’un dente d’oro di mia sorella che l’aveva perduto per uno starnuto tre anni fa, infilato su un incisivo qua davanti, anelli, collane di vetro, ciafferi alle orecchie. Sono andata in una comune di fricchettoni assortiti maschi e femmine… più qualche barbone di contorno. Entro (si porta, con passo maestoso, dall’altra parte del confessionale), sembravo l’albero di natale! Suonavo tutta! (Ribussa alla grata) Sono qua padre… Ma stia più attento! Dunque, entro… un cane che è un cane che si fosse voltato a guardarmi! Mì vado a sedere per mio conto, metto giù la mia roba e faccio come che dormo. Al momento giusto tiro fuori un bottiglino con un intruglio che avevo fatto io: essenza di trementina, olio di fegato di merluzzo, sterco di cavallo, trinciato forte, alcool puro, tintura di iodio, un po’ di dentifricio per dargli colore… creosoto per i cessi, qualche goccia di limone che non guasta mai e mi metto ad annusare con l’occhio sperduto nell’estasi della droga. Dopo tre secondi tutti i fricchettoni e le fricchettone mi si sono seduti intorno: “Cosa fai?” “Mi drogo…” “Che roba è?” “Pesante!” “La fai assaggiare anche a noi?” “Attenti eh… Non voglio morti…” E via, che s’infilavano il mio bottiglino nel naso, fin quasi al cervello e facevano: “Mamma, che droga!!” Per via del dentifricio… che dà alla testa!! Poveri ragazzi… come si fa presto a farli su… “Chi sei? Da dove vieni?” Ero diventata di colpo interessante. Le balle che ho raccontato, padre! “Sono di madre indiana… padre zingaro calabrese… vivo facendo le fatture e leggendo le carte e le stelle… Mi nutro esclusivamente col sangue delle galline e dei gatti appena sgozzati, perché sono una strega!” No, non mi hanno creduta, ma gli sono stata simpatica e mi hanno tenuta con loro… Mio figlio? Mai visto! Una volta sola da lontano al Palalido che c’era un concerto. “Porco cane, adesso lo branco”, mi son detta… faccio per avvicinarmi, non ti parte in quel momento la contestazione! Sfondano! Corrono dentro come matti, ti incendiano gli amplificatori, il palcoscenico… il cantante. La polizia carica… Indovini chi hanno preso per primo?… Bravo! Tanto che, quando mi hanno messo le manette, ci ho detto: “Buonasera… stavo in pensiero!” Mi portano in prigione, ma mi hanno fatto uscire subito… dopo tre giorni, perché io non c’entravo con l’incendio. Vengo fuori e ti vedo un sacco di gente: compagne, fricchettoni, indiani metropolitani, femministe, che mi vengono incontro… Aspettavano proprio me! Gridavano, cantavano… mi abbracciavano… avevano fatto perfino uno striscione con su scritto: “Mamma strega libera!” E una festa che non le dico, padre, una commozione! Non mi ero accorta di avere così tanti amici… non avevo fatto niente per loro… mi volevano bene, così, per me. Davanti a tutti viene una ragazzina, con in mano una gallina viva: “Beviti ’sto cappuccino caldo” mi fa. E così ho cominciato a starci insieme a ’ste ragazze e ragazzi, ascoltavo quello che dicevano… In principio non capivo niente, poi ho capito. Dicevano: “Il personale è politico! Bisogna gestirsi la propria sessualità!”… Sì, sessualità padre. “Prendersi la vita, il godimento, l’immaginazione al potere! Rifiutare l’ideologia del lavoro:

Il lavoro fa l’uomo libero
c’era scritto sul muro di un lager
di un lager tedesco”.

… No? Non piace il gregoriano?… Sì, padre, sono composta… (Si mette in ginocchio) Sì, ascolto… (Ripete quanto le dice il confessore) Sono caduta in un baratro… baratro infernale… Disordine morale… E invece ci vuole l’ordine, vero padre? L’ORDINE! LA PAROLA D’ORDINE! LA REGOLA! IL REGOLAMENTO! “LA RAGAZZA HA AVUTO LE SUE REGOLE!” È tutta la vita, da quando sono nata che mi sento ripetere ’ste tiritere:

Ohpp, opp, in ordine, ninna nanna.
Fissi! Attenti! Composti! Zitti!
Ohpp, opp. In piedi! Seduti! Puliti!
In ordine per due!
Mangia la pappa, prendi la poppa,
la cacca, la ciccia, a cuccia!
Ninna nanna. La mamma è bella! Il babbo è buono!
Ordine! Maschietti da una parte,
femminucce dall’altra.
I maschietti fanno la pipì in piedi.
Le femminucce la fanno seduta!
Sul vasino per la pupù: tutti seduti!
La pupù è uguale per tuttì!!
La pupù non si tocca.
Non si gioca con la pupù!
La pupù è cacca! Via le manine dalla cacca!

Via le manine dal pipì! Il pipì non si tocca!
Non si gioca col pipì.

Pisellino…

Passerina!!

I maschietti non si toccano il pipì
perché il pipì è cacca!
I maschietti non toccano le femminucce,
perché le femminucce sono cacca e pupù!

E allora sa cosa le dico, padre? Mi ascolti bene perché non voglio essere fraintesa, io una cosa l’ho capita: l’amore è disordine! La vita, la libertà, la fantasia, sono disordine, rispetto all’ordine che ci volete dare voi, padre! Fare l’amore per l’amore senza tante sovrastrutture, fidanzamento in casa, dote: “Permetti: i miei genitori…” Fare l’amore per l’amore, è bellissimo!… Le dico che è bellissimo… Ma provi, prima! Io padre ho fatto l’amore con un ragazzo di cui non ricordo neanche più il nome… ma mi ricordo i suoi occhi, il naso, la bocca, mi ricordo le sue mani e le cose che mi diceva mentre facevamo l’amore: “Dio! Madonna! Cristo! Come sto bene! Mi sembra di essere in paradiso!” ed era ateo!… Mi sono perduta? E se le dicessi che mi sono ritrovata? Liberata invece, che sto benissimo! E non ho proprio nessuna voglia di tornarmene indietro, in famiglia. L’ho detto anche a mio figlio… Sì, m’è venuto a cercare. Lui m’ha trovata subito… Era ben vestito, ordinato, i capelli tagliati, la cravatta. “Sono tornato a casa, mamma! Mi sono stufato di ’sta vita da sbandato. Ho messo la testa a posto. Non fumo più. Ho trovato un lavoro… Di andare in piazza non me ne frega più niente… Anche il papà ha messo la testa a posto: gioca a tennis, non ha più gli attacchi d’asma, si è fatto una ragazza, ma se torni tu la pianta subito. TORNA A CASA, MAMMA!” Mi sono sentita male!… Sì, perché ho avuto come un flash. Mi sono rivista lì, in casa mia, con tutte le grane, la spesa, le camicie da stirare, senza mai un minuto per me… Ma lo sa padre che se volevo leggere il giornale… al gabinetto!! Che se un giorno non funzionavo d’intestino, perdevo le ultime notizie! “No, figlio mio, non mi sento… non sono ancora pronta… devi capire…” “Ma non ti vergogni? Vai in giro come una barbona!!” “Sì, hai ragione, non farò più la barbona. Mi troverò un lavoro, piccolo, a mezzo tempo, che mi dia da mangiare e da dormire. Il resto del mio tempo lo voglio passare tra la gente, tra le donne… Regalare quello che ho dentro, che sono piena di cose bellissime… prendere quello che la gente ha da darmi… le esperienze… Voglio parlare, ridere, cantare… Voglio stare a guardare il cielo… Lo sai figlio mio che il cielo è azzurro, ed io non lo sapevo più? No, caro, a casa non ci torno, neanche se mi mandate a prendere con i carabinieri”. E mi hanno mandata a prendere proprio con i carabinieri!… Sicuro, mio figlio e mio marito mi hanno fatto la denuncia per abbandono del tetto coniugale. Pensi, padre, i carabinieri hanno avuto il coraggio di seguirmi fino in chiesa… Come, dove sono? Là, vicino alla sacrestia, non li vede?… Padre, ma che fa? Padre, non li chiami… È impazzito?… C’è il segreto del confessionale… Non può farmi una cosa così… Zitto!!.. No, non voglio andare a casa coi carabinieri.. E va bene, andiamo, tanto sono maggiorenne… decido io della mia vita. Prete spia, prete spia… non sei figlio di Maria! Spia, spia non sei figlio di Maria!

http://www.francarame.it/node/899

ROMA – Condanna dimezzata per concorso esterno in associazione mafiosa. Niente carcere e intercettazioni per chi svolge attività sotterranea di supporto ai componenti dell’associazione mafiosa. Si dovrà dimostrare che c’è un profitto. Lo prevede il testo Pdl appena assegnato in commissione Giustizia del Senato, relatore Giacomo Caliendo. (ANSA)

Secondo alcune persone davvero antipatiche questo disegno di legge fa bene ad una certa compagnia di uomini d’onore. Secondo questi cattivoni questo ddl aiuterebbe un signore che per anni di contatti con suddetti uomini d’onore ne ha tenuti parecchi(secondo ciò di cui lo accusano). Sto parlando dell’onorevole Dell’Utri condannato eccellente per concorso esterno in associazione mafiosa.
“Mi pare una proposta scandalosa. Abbiamo le prove di una rinnovata pressione mafiosa. Non si capisce a quale esigenza pubblica questa idea risponda. Di certo c’è che, facendo un po’ di conti, con questa legge i reati contestati a Dell’Utri sarebbero prescritti”. Così il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi ha commentato la proposta di legge del Pdl di dimezzare le pene per il reato di concorso in associazione mafiosa.” (ANSA)

Il procuratore di Palermo dovrebbe ormai essere avvezzo a tali “pigghiati pì fissa” ( considerati stupidi).

Il Pdl sembra a pieno regime, il suo strapotere sia mediatico che governativo fa leva ormai su tutte le decisioni prese, e che saranno prese in futuro. Il Pd, preso alla ruota, aspetta che il circense signor B. sbagli stavolta il lancio del coltello, e li colpisca definitivamente. Poca roba le recenti prese di posizione, il Pd non è più in grado, ove quando lo sia mai stato, di tirar ancora di fioretto.

Sembra triste sostenerlo, ma fino a quando, questo governo, questo sistema marcio, continuerà con questi presupposti, dovremmo aspettare che B. cominci a considerare l’esempio di Papa Ratzinger, affinché cambino le cose. Ma finché il Parlamento continuerà a proteggerlo,sia che si tratti di zelanti servitori, che compagni di schieramento politico, e soprattutto, fino a quando non avrà tutti i sui belli e pronti lascia passare giudiziari, non credo che “il Caimano” mollerà la corda.

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Si vede che non era un matrimonio molto solido… – riflette il leader – Non mi piace chi scappa sempre da difficoltà e non mi piace che ci siano due sinistre. Una responsabile e l’altra che non vuole responsabilità. Siamo di fronte a una prova di governo non facile, ma il Pd sa assumersi la responsabilità”

Sembra che il concetto di responsabilità politica si ormai gettonatissimo. Cosa ancor più comune son le bocche che si riempiono di tal concetto. Per uno come Epifani è ordinaria amministrazione, certo, parlar di responsabilità quando lui di responsabilità non se ne prese molte nel suo passato sindacalista o al meno non ve traccia sui resoconti quotidiani.

Così figura come l’ennesimo politico con la bocca larga e qualcos’altro ben stretto.

Fiom. “Non dobbiamo andare dietro ai sindacati. Un partito politico non vive di manifestazioni politiche fatte da altri”.

Infatti di questi tempi il Pd si è distinto per le numerose iniziative i piazza, si come no. Forse si riferiva a quelle manifestazioni a porte chiuse nei teatri o nelle aule conferenza, asserragliate da poliziotti e vigilanza, a far i loro monologhi vuoti, come se le parole fossero gratuite.

“Non siamo mica una caserma! Alle manifestazioni si va, in piazza ci si sta, io ho passato una vita in piazza. Ma il problema è che quando hai responsabilità di governo il punto non è tanto stare nelle piazze, quanto risolvere i problemi che le piazze ti pongono, perché l’estetica delle piazze, cioè stare lì e non risolvere mai i problemi, non funziona. La gente ti chiede soluzioni”

La gente poi vi ha chiesto un paio di cosette, tipo Rodotà presidente, tipo niente accordi col Pdl, bruciando le tessere del Pd e tirando monetine e Crax… a no scusate a Fassina.

Poi tornano le dichiarazioni antiberlusconiane, che non possono mancar mai nei monologhi Pdiellini, che non mi va proprio di riportare, mi sono annoiato.

Ora dico io perché sbandierare ancor la responsabilità? Perché la gente vi crederà? Forse ma per disperazione visto ormai il panorama.

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