#Rivoluzione

Pubblicato: 18 giugno 2013 in Al lettore, cultura politica
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Le speculazioni utopistiche possono aiutare a liberarci dall’abitudine di dare per scontato lo status quo, farci pensare a cosa vogliamo veramente a cosa potrebbe essere possibile. Ciò che rende “utopistiche”, nel senso peggiorativo che Marx ed Engels hanno criticato, è la mancata presa in considerazione delle condizioni presenti. Di solito non c’è una idea seria di come potremmo arrivare da qui a lì. Ignorando i poteri coattivi e repressivi del sistema, gli autori utopistici generalmente creano nella loro mente visioni di qualche cambiamento semplicistico e cumulativo, immaginando che, con la diffusione della comunità e delle idee utopiche, sempre più persone saranno spinte ad unirsi e il vecchio sistema semplicemente crollerà (Ken Knabb 1997)

Non è facile trovare le parole per rendere giustizia al concetto Rivoluzione. Per quante definizioni o semplici pensieri mi vengano in mente, mi accompagna sempre la domanda: che sia mai la Rivoluzione?. Ciò che so è che quando si presenta una condizione che non mi soddisfa, mi sembra sbagliata, ingiusta, ciò che mi vien di fare è tentar di cambiarla. Non sono un rivoluzionario di professione, ma almeno cerco di non praticare il silenzio, questo credo sia importante.

Vorrei parlare anche di come si fa la Rivoluzione,secondo la mia modesta opinione. Si parla spesso di sovvertire una condizione, “il sistema”. Esiste molta letteratura su quei gruppi rivoluzionari, che tanto piacciono a noi giovani sognatori “piccolo-borghesi” , che mantenendo una linea di condotta atta alla disobbedienza e alla sovversione hanno spesso tempo e sangue, perfino la vita, nel perpetrare le loro idee. Ora, ciò che si fa di questa letteratura è un uso improprio. Si perde di vista spesso, che sia per convenienza o per ignoranza, della condizione specifica sulla quale operavano i diversi movimenti rivoluzionari. Questa considerazione, non solo cambia e distingue, ma ci porta a riconsiderare per intero il concetto stesso di come fare il Cambiamento. Vuoi cambiare le cose, prima devi esser dentro a queste cose. Bisogna conoscere il male per poter godere del bene, se non vuoi che quel bene di venti noia.

Considerazioni poetiche a parte, è mia opinione che se vuoi cambiare questo mondo marcio, corrotto, incestuoso e auto-distruttivo, devi farti strada nelle sue cosce prima di poterlo guardare negli occhi. Se vuoi far politica, devi imparare il compromesso, la diplomazia. Che tu abbia un idea, un sogno dentro di te, è bene, ma non farne la tua condotta e strategia. Devi raggiungere la condizione necessaria e sufficiente affinché tu abbia gli effettivi strumenti per cambiare le cose: il Potere. La Rivoluzione sta nel raggiungere l’apice di quel desiderio meschino, che tu vuoi combattere, appropriartene e quando ti si presenta la scelta se goderne o utilizzarlo per il bene comune, devi scegliere il bene comune. Per raggiungere tale potere devi far politica, devi utilizzare quanto ti viene offerto per raggiungere uno status adeguato, difendibile, legittimato, con capacità offensiva.

Questa per me è la Rivoluzione combattere alla pari, con gli stessi poteri del nemico, e che vinca il migliore.

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